Dopo il successo de “La sposa gitana” e “La rete porpora”, Carmen Mola torna in libreria con il terzo caso dell’ispettrice Elena Blanco: “La bambina senza nome” (Salani editore, 400 pagine, 19 euro). Madrid. Nel quartiere di Usera, lampade e dragoni colorati sfilano per festeggiare il Capodanno cinese: inizia l’anno del maiale. Chesca Olmo, coordinatrice della Brigada de Análisis de Casos, non è tanto in vena di divertimento, ma quella sera conosce un uomo e decide di trascorrere la notte con lui. La mattina dopo, quando riapre gli occhi, si trova in un seminterrato, nuda, con polsi e caviglie legate a un letto.
Ricorda, nella nebbia delle ore precedenti, tre uomini che la circondano e la osservano con occhi famelici. Poi più niente, soltanto dei grugniti e un odore insopportabile. Le tracce di Chesca si perdono nel nulla. Per ritrovarla, i membri della BAC non hanno altra scelta che rivolgersi all’ex ispettrice Elena Blanco: ha lasciato la polizia da più di un anno, ma è l’unica capace di risolvere i casi apparentemente impossibili, e di certo non volterà le spalle a un’amica in pericolo, anche se questo significa dover affrontare i traumi del passato e rivedere Ángel Zárate, collega fidato e forse qualcosa di più. Ben presto le indagini portano alla luce una verità imprevista: nella vita di Chesca c’è un lato oscuro che nessuno, proprio nessuno, conosce.
E questo rende la sua ricerca molto più difficile. Carmen Mola torna con il terzo capitolo della saga che ha cambiato il thriller spagnolo, conquistando la critica e più di un milione di lettori. Una corsa contro il tempo in cui ogni decisione ha un prezzo da pagare. Perché una cosa è certa: non si esce indenni dall’inferno.
Libri. “La bambina senza nome” è il nuovo successo di Carmen Mola
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