AGI – “Tutti potremmo essere migranti. Quanti di noi si spostano per studiare, cercare lavoro, tentare fortuna altrove; magari non sempre è una necessità, ma se muoversi può rappresentare un’opportunità, sfruttiamo il diritto che abbiamo. Cosa penseremmo, come reagiremmo se questo diritto ci venisse negato, soprattutto di fronte a una reale necessità in cui non è in gioco la scelta di una università o di un lavoro ma la vita stessa? In un mondo in cui migrare potrà divenire una necessità per un numero sempre maggiore di persone, sarà assolutamente inutile, cosi come lo è oggi, innalzare muri, pattugliare mari, ghettizzare o rimpatriare. Mai come oggi è necessario comprendere alcune dinamiche anche solo per analizzare paure e convinzioni che ci portano a non accettare la presenza del ‘diverso’ in un momento storico in cui incontrarlo, stabilire relazioni e conviverci, è diventato inevitabile”. Queste riflessioni sono di Gianluca Ferri, scrittore e storico, autore del libro “Con altri occhi – storie di migranti e migratori”, per Orme Edizioni. Ferri ha centrato il problema del nostro tempo: l’inevitabile accettazione di un vissuto quotidiano che ci parla di spostamenti dei popoli, di cambiamenti continui, di vite che si mettono in gioco alla ricerca di occasioni e di un futuro migliore. L’autore lo ha fatto in un modo estremamente originale, unendo il “movimento” delle popolazioni, presente da quando esiste il mondo, a quello degli uccelli che fanno esattamente la stessa cosa. Attraverso le storie di alcuni migranti con cui l’autore ha conversato, e l’osservazione attenta del movimento migratorio dell’uomo e dei volatili unito a osservazioni sui temi ambientali e scientifici, Gianluca Ferri ha regalato ai lettori una vero e proprio gioiello la cui scrittura garbata e sensibile conduce allo scopo: le persone, gli uccelli, gli animali in genere, si spostano. E’ così. E nulla può fermare questo movimento. Meglio accettarlo, meglio farci i conti, meglio comprendere e adattarsi. Oggi tocca a uno, domani a un altro, un altro giorno ancora si potrebbe essere coinvolti in prima persona. “Sono uno storico – racconta all’AGI l’autore – appassionato di storia contemporanea, di tematiche ambientali, di fauna selvatica, in particolare gli uccelli. Una passione che coltivo sin da piccolo, quando stavo ore e ore a guardare il cielo, osservando il movimento delle rondini e altre specie. Per un certo periodo della mia vita, ho lavorato in un centro di recupero per rapaci, quello notissimo della Lipu. E poi è nata l’idea di questo libro”.
All’inizio, spiega Ferri, “volevo provare a incrociare queste strade, quella dei migranti e degli uccelli migratori magari con uno spettacolo o una mostra. Alla fine è venuta fuori l’idea del libro. Amo molto osservare e ascoltare, volevo provare a percepire le emozioni degli altri. E poi, per natura non salgo mai sul carro del vincitore. Normale quindi che abbia scelto di raccontare le storie dei più deboli”. Il libro, arricchito da poesie che aprono i capitoli e da illustrazioni di Costanza Alvarez de Castro, offre anche un contributo di carattere scientifico sulle origini e motivi che sono alla base delle migrazioni degli uccelli, in relazione al clima e all’ambiente in cui sono contestualizzati. E ammonisce sull’uso sconsiderato delle risorse che rischia di compromettere definitivamente il pianeta costringendo sempre di più i popoli e le specie animali a migrare. Curiosa e interessante è la riflessione sulle rotte degli uccelli, sul ritorno, su come facciano a trovare la strada. Un movimento davvero affascinante: “Gli uccelli migrano, seguono le loro logiche – dice l’autore – cosi come il movimento e il cambiamento appartengono all’uomo. C’e’ una cosa chiamata istinto che ti dice a un certo punto che è meglio andare via. Gli uccelli si rendono conto che è giunto il momento di andare, l’uomo fa altrettanto. Uno dei punti di contatto fra i protagonisti del mio saggio, gli uccelli e l’uomo, è proprio questo: in qualunque momento della vita, un essere vivente può sentire che quello dove si trova, non è più il posto adatto a lui. Per motivi fisiologici, economici, di salute. A quel punto arriva la necessità di andare”. Gli uccelli migrando posso fare le soste. “Come l’ingegnere della Guinea del mio racconto. Una storia incredibile – prosegue Ferri – Il migrante può fare o è costretto a fare, le soste. Il processo migratorio dell’uomo è sempre esistito non si puo’ arrestare piu’ o meno come non si puo’ arrestare quello degli uccelli. L’istinto alla vita è più forte di tutto”. Quanto c’è di autobiografico nel libro? “Molto – afferma Ferri – e poi ci sono storie di migranti e rifugiati di cui, per motivi di sicurezza ho omesso il nome. Sono tutte storie vere, compresa quella di mio nonno che viene citata nel libro. L’esigenza di abbracciare una casistica che fosse più ampia possibile, di genere diverso, di età diversa, mi ha indotto a scegliere persone differenti come differenti sono i motivi per cui si sono messi in viaggio. E’ insindacabile il diritto alla partenza. Ed è inutile decidere al tavolo dei potenti, chi puo’ partire e chi no: per emigrare non serve la guerra, non serve la povertà. Nel libro parlo anche del cosiddetto migrante ‘povero’ e mi soffermo su cosa intendo per povertà. Per migrare basta anche un desiderio, un capriccio. Quindi chi sono io, o meglio chi sono i potenti per decidere quale sia il motivo giusto per migrare? Nessuno ha il diritto di decidere”. Molto bello l’espediente di inserire all’interno delle storie dei migranti, quella di un italiano: “Un modo cortese, diciamo cosi – dice ancora Ferri – per ricordare da dove veniamo. Tutto il lavoro che ho fatto è il frutto del mio modo di stare al mondo, della mia sensibilità. Raccontare la storia dell’italiano che poi è mio nonno, serve a far capire che tutti facciamo parte di un unicum, che dentro ci siamo tutti. Nessuno escluso. E tutti siamo coinvolti in questo processo compreso quello di salvaguardia del pianeta che poi si lega alla necessità di migrare. Necessitàche potrebbe manifestarsi in tempi cosi’ difficili in modo sempre più urgente visto che i popoli si sono sempre spostati in cerca di un posto migliore”. Quanto può essere lungo il viaggio di una rondine? “Dipende da dove va, può viaggiare tanto, tantissimo”, afferma Ferri. E chissà come vede il mondo dall’alto “Me lo sono chiesto tante volte. Io sogno di volare, ho quasi una certa invidia, e un’ammirazione costante nei confronti degli uccelli che hanno questo potere che io non ho no. Il mondo dall’alto? In realtà è una questione di prospettive: allontanarsi dalle cose vuol dire vederle in modo diverso: con altri occhi appunto. Vedere le cose da un’altra prospettiva. Vedere ‘Con altri occhi’, significa che nella storia di un uomo può esserci tutta l’umanità. Ascoltare la storia di un altro può consentire di vedere se stessi con altri occhi”. E’ un invito per il lettore quindi: “Esatto – dice Ferri – il mio invito è a indossare altri occhi per la lettura del libro, e vedere il mondo con quelli dei protagonisti. Questa è la casa che abitiamo tutti. Tutti e tutto sono importanti. La vita si manifesta in miliardi di forme. Tutto e’ vita. Ogni tassello di questa unità ha un ruolo importante per il tutto quindi non bisogna lasciare nessuno indietro. Nessuno, uomini o uccelli che siano”. Il futuro è in mano ai giovani: “Dovranno capire che bisogna fare qualcosa per salvaguardare questo pianeta. E che il loro contributo è importantissimo. Il lusso di fare una cosa senza domandarsi se può avere un effetto negativo su un altro – conclude Ferri – non ce lo possiamo più permettere”.