La foresta cresce. L’uomo arretra rintanandosi nelle città, lasciando spazi perché la natura torni ad avanzare. “Guardi, io sono un inguaribile ottimista. Vedo che il bosco avanza, cresce e si sviluppa, si arricchisce di specie non solo vegetali, ma animali. È un’enorme arma contro l’aumento dell’anidride carbonica, contro i cambiamenti climatici”. Daniele Zovi ha 73 anni, è uno scrittore e divulgatore. Ha un passato come agente forestale, diventato capo distretto ad Asiago e poi comandante interregionale di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. È stato pensionato con il grado di generale di brigata dell’Arma dei Carabinieri. Da pochi giorni è in tutte le librerie con “Voci dal bosco. Incontro silenziosi con piante e alberi”, prima uscita della collana “Il rifugio delle idee” del Cai Edizioni. Nelle pagine, racconta piccole grandi storie del mondo vegetale e dell’interazione con la biosfera e gli animali in particolare, essere umano compreso.
– Dice di essere ottimista, anche se i segnali non sono positivi.
“Io lo resto. Le piante si impossessano di una parte della CO2 che c’è nell’aria. La catturano, la trasformano in zuccheri, che diventano tessuti. Abbiamo a disposizione una grande macchina che ci libera di una parte dell’anidride carbonica”.
– È felice di aprire questa nuova collana del Cai?
“Sono molto orgoglioso, di sicuro. È un’iniziativa importante, di livello nazionale. Il Cai si apre anche ai non soci, va nelle librerie con un libro agile, leggero, che costa poco. Credo sia un inizio, una comunicazione intelligente”.
– Viviamo un periodo che non raccontiamo con difficoltà: gli spazi sono sempre più antropizzati, ma la natura avanza.
“In realtà il paesaggio europeo, italiano per rimanere dalle nostre parti, è in continua mutazione. Questi mutamenti sono percepiti poco. È un cambiamento lento, ma radicale a cui abbiamo assistito negli ultimi 40-50 anni. Ha visto aumentare la superficie forestale. L’Italia oggi ha una superficie di boschi doppia rispetto a 100 anni fa. La foresta è aumentata moltissimo ed è un fatto non molto conosciuto. La deforestazione è un concetto corretto a livello planetario, ma noi oggi siamo molto più ricchi di bosco rispetto all’inizio non solo del Novecento, ma anche dell’Ottocento e persino del Seicento. Questo fatto è dovuto all’abbandono dell’agricoltura marginale, di montagna e di collina, allo spopolamento delle montagne in atto sia sull’Appennino, sia sulle Alpi. La natura torna a impossessarsi dei suoi spazi, perché 2-3.000 anni fa l’Italia era tutta coperta da boschi”.
– Dove l’uomo abbandona, crescono però boschi di scarsa qualità.
“I boschi possono apparire di bassa qualità allo sguardo del camminatore che si trova ad attraversare una zona in cui l’abbandono del prato o del pascolo ha facilitato la crescita di nuove essenze. Sono prima specie erbacee e arbustive, spesso spinose come i rovi, ostili all’uomo. Ma queste preparano l’arrivo di piante arboree. C’è un’evoluzione lenta, la natura ci mette mezzo secolo per far tornare un bel bosco”.
– In tutto questo la crisi climatica che ruolo ha?
“Negli ultimi 30 anni, il bosco non solo torna nei posti dove era prima, ma conquista anche fasce altitudinali dove non era mai stato. Sono stati trovati esemplari di pino mugo nati spontaneamente a quote dove non erano mai arrivati. L’abete rosso, la specie più nota e più diffusa, quello che usiamo come albero di Natale per capirci, a 1.000 metri di quota si trova a disagio. Il bostrico sta facendo danni dalle mie parti, colpite dalla tempesta Vaia, e anche altrove”.
– L’uomo ha limitato il bosco per quasi due millenni, l’ha sfruttato. Ora la foresta è sottoutilizzata. In Europa la situazione è diversa?
“In Italia abbiamo 12 milioni di ettari di bosco; circa metà è di proprietà dello Stato, metà è privata. Entrambe sono sostanzialmente poco utilizzate. Abbiamo in un certo senso dimenticato come si possa utilizzare il bosco in maniera corretta, applicando i giusti criteri della selvicoltura naturalistica, utilizzandolo come risorsa rinnovabile. Dobbiamo immaginare il bosco come un grande capitale, che produce interessi. Questi interessi sono tolti dall’uomo con i tagli, la selvicoltura, per circa il 27%. L’uomo utilizza poco i boschi in Italia. La media europea si aggira attorno al 65%. Noi siamo ricchi di boschi, ma li stiamo utilizzando poco”.
– Ci sono esempi positivi?
“Le regioni che utilizzano meglio le risorse forestali sono quelle dove il bosco è di proprietà pubblica, per buona parte. Penso alle zone del Trentino-Alto Adige, del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, ma ci sono ottime utilizzazioni dalla parte piemontese e in Toscana, dove abbiamo un utilizzo del bosco sapiente. In tutta la dorsale appenninica è poco utilizzato perché prevale la proprietà privata”.
E non c’è una soluzione da applicare?
“Sa qual è il problema?”
– No, dica…
“I boschi che erano della mia famiglia sono oggi di una quarantina di cugini, che vivono uno a Trieste, uno a Padova, uno all’estero. I boschi pubblici sono amministrati, hanno una pianificazione, sotto il nome di Piani di riassetto forestali. Una volta calcolato il ritmo di crescita, si utilizza il 40 per cento di quanto cresce per 10-15 anni. Da lì deriva il legname che diventa tronchi, tavole, mobili. Credo che dobbiamo occuparci di nuovo di questo bene che copre il 39 per cento dell’Italia”.
– Poi c’è un altro ruolo del bosco che lei ricorda sempre.
“Nei boschi, che sono utili anche da questo punto di vista, qualsiasi uomo, donna, bambino, ragazzo può entrarci, può respirare a pieni polmoni senza pagare alcun biglietto. Questa è una ricchezza di cui ci dimentichiamo troppo spesso”.

Larici, faggi, lecci, abeti, tigli, cembri: sono loro i protagonisti del libro “Voci dal bosco. Incontri silenziosi con piante e alberi”. Lungo le pagine trovano spazio la fotosintesi, i cicli vitali delle piante e la loro resilienza, ma anche aneddoti inediti: piccole grandi storie del mondo vegetale, strettamente connesso a tutti gli esseri viventi, compresi gli esseri umani che troppo spesso si considerano al di fuori e al di sopra degli elementi naturali.
