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Breganze. Per non dimenticare le 5 vittime di Maragnole dell’eccidio del ’44

Martedì 31 ottobre ricorre il 79^ anniversario dell’eccidio di Mason Vicentino in cui caddero vittime della tragica violenza fascista Brian Andrea, Marchioretto Antonio, Marchi Renato, Novello Guido e Panozzo Aldo.
I Comuni di Breganze e Colceresa ricorderanno il loro sacrificio domenica 29 ottobre alle 9,30 con la Santa Messa a Maragnole e alle 10.45 con la deposizione della corona di alloro sulla lapide a ricordo dei Cinque Martiri a Colceresa.

Era l’alba del 31 0ttobre 1944  quando il paese  subì un barbaro rastrellamento nazifascista. Sono le prime ore di un giorno qualunque della vita di una pacifica comunità di campagna. La tragedia si profila quando, in rapida successione, una trentina di militi fascisti in pieno assetto di guerra irrompono nella frazione e occupano il borgo. Subito dopo sopraggiunge dalla piazza di Breganze, anche un camion di tedeschi, che in verità avranno un ruolo marginale nella terribile vicenda.

Seguono assurde violenze e intimidazioni, perquisizioni, ruberie, interrogatori e arresti. Il terrore si sparge in paese come un’onda malefica. Dapprima fu lo sconcerto, poi la paura, poi in un crescendo di tensione il dramma di ben 17 ragazzi caricati sui camion per una incerta deportazione e un altrettanto incerto ritorno, da ultimo la rivelazione tremenda dei veri propositi dei rastrellatori.Per una volta sono gli italiani a superare in crudeltà i nazisti, mettendo al muro qui a Mason i cinque martiri: li fucilano, anzi li crivellano di colpi senza un processo, senza una imputazione, senza colpa alcuna, perfino negando un prete in extremis richiesto, senza dar loro il tempo di rendersi conto del perché erano costretti a morire.

Cadono: Andrea Brian classe 1920, Antonio Marchioretto e Renato Marchi classe 1925, Guido Novello classe 1922 e Aldo Panozzo classe 1921. Tragedia nella tragedia colpisce il destino di Aldo che, salvatosi per miracolo da 20 mesi di campagna di Russia, scampato al fuoco della katiuscia sovietica, al freddo glaciale e alla fame, trova la morte in patria per mano di italiani. Nella mente degli assassini questi ragazzi dovevano pagare le conseguenze di fatti di sangue a loro ignoti e in particolare della scelta di non essersi presentati a servire il fascismo sotto le insegne di Salò. (Fonte Anpi)