Si apre stasera il sipario sulla XXXVI Stagione Teatrale Thienese con una coppia di attori di rilievo, Alessandro Haber e Alessio Boni. Tre serate, quella di martedì, mercoledì e giovedì, con Il Visitatore di Éric-Emmanuel Schmitt, capolavoro teatrale che la dice tutta e subito sulla qualità di un cartellone spettacoli, che sta riscuotendo successo con rinnovo di abbonamenti e utenza che arriva persino da Padova per non perdere la poltrona del Teatro di Thiene. Una meta ormai ambita dagli stessi artisti.
«Sono orgogliosa di questa Stagione, che rinnova il suo impegno con il pubblico presentando spettacoli di prestigio. Se è vero – dichiara Maria Gabriella Strinati, Assessore alla Cultura – che il teatro è quel luogo privilegiato dove poter guardare il mondo, gli uomini e se stessi, come rivela l’origine della parola che in greco vuol dire “vedere, contemplare”, con i dieci spettacoli scelti per questa Stagione, promettiamo al pubblico una poltrona d’onore per sorridere con intelligenza, emozionarsi e riflettere su temi intramontabili e su quelli d’attualità, lasciandosi coinvolgere dall’affascinante seduzione di cui il vero teatro è capace».
Aprile 1938. L’ Austria è stata da poco annessa di forza al Terzo Reich, Vienna è occupata dai nazisti, gli ebrei vengono perseguitati ovunque. In Berggstrasse 19, celeberrimo indirizzo dello studio di Freud (Alessandro Haber), il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo. Ma l’angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta infatti un inaspettato visitatore (Alessio Boni) che fin da subito appare ben intenzionato a intavolare con Sigmund Freud una conversazione sui massimi sistemi.
Il grande indagatore dell’inconscio è insieme infastidito e incuriosito. Chi è quell’importuno? Cosa vuole? È presto chiaro che quel curioso individuo non è un ladro né uno psicopatico in cerca di assistenza. Chi è dunque? Stupefatto, Freud si rende conto fin dai primi scambi di battute di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso Dio del quale ha sempre negato l’esistenza. O è un pazzo che si crede Dio?
La discussione che si svolge tra il visitatore e Freud, e che costituisce il grosso della pièce, è ciò che di più commovente, dolce ed esilarante si possa immaginare: Freud ci crede e non ci crede; Dio, del resto, non è disposto a dare dimostrazioni di se stesso come se fosse un mago o un prestigiatore. Sullo sfondo, la sanguinaria tragedia del nazismo che porta Freud a formulare la domanda fatale: se Dio esiste, perché permette tutto ciò?
Anche Dio, qui, è in fondo un “povero Diavolo”; e le domande vertiginose che questa commedia ci pone, sono da lasciare tutte, umilmente, senza risposta; tranne una, forse… Una risposta importante, a ben vedere, c’è, ed è questa: ‘ Sì ’. La domanda, però, dovrete farvela da soli.