Nei suoi innumerevoli viaggi per testimoniare l’aspirazione del popolo siriano a vivere in pace e democrazia, Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita conosciuto in tutto per la sua intensa attività a favore del dialogo interreligioso con tutte le fedi e con il mondo islamico, era stato anche a Thiene, l’ultima volta ospite di una serata all’Auditorium Fonato nell’ottobre del 2012. 

 

A distanza di oltre dieci mesi dal suo rapimento avvenuto il 27 luglio 2013 e attribuito, peraltro senza certezze, a gruppo di estremisti islamici vicino ad Al-Qaida, la Città di Thiene gli dedica ora un incontro pubblico che avrà luogo domani, venerdì 13 giugno  alle 20.45, sempre al Fonato, con ingresso libero, dal titolo “Aspettando Padre Paolo Dall’Oglio – Immagini dalla Siria”. 

La serata, coordinata dal giornalista e scrittore vicentino, Nico Veladiano, traccerà un quadro della difficile situazione esistente ora in Siria, proporrà suggestive foto di Danilo Pellegrin, un vicentino appassionato di fotografia che – così è stato definito – “usa la macchina fotografica con la precisione di un reporter e la gentilezza di un poeta”.  Saranno anche proiettati alcuni video dedicati alla figura di padre Paolo. L’incontro prevede uno spazio alle domande del pubblico presente in sala. 

Recenti notizie lasciano intravedere un barlume di speranza, contrapponendosi alle voci diffuse in questi ultimi giorni, con versioni diverse e non confermate, dell’assassinio del gesuita che sarebbe avvenuto, stando a quanto riportato dalla stampa, al momento stesso del rapimento. Va comunque preso atto di un susseguirsi di notizie confuse, contraddittorie, mai supportante da alcun elemento attendibile.

Padre Paolo è nato a Roma nel 1954. Dopo la laurea, comincia a maturare  la sua vocazione e nel 1975 entra nella Compagnia di Gesù. Nel 1982 viene a conoscenza dell’esistenza di Deir Mar Musa, monastero abbandonato da molto tempo e fonda una nuova comunità monastica dedita all’ospitalità e al dialogo tra culture, religioni e civiltà. 

Il monastero di Deir Mar Musa sorge in mezzo al deserto, in cima a una montagna scoscesa, nei pressi della cittadina di Nebek, in Siria. 

Abbandonato da due secoli, è stato restaurato grazie alla tenacia di  padre Paolo, che vi ha fondato una comunità monastica di rito siriaco. La parte pittorica è stata restaurata da una

equipe di esperti italo-siriani, con un progetto finanziato dal Ministero italiano per i Beni Culturali. 

È un luogo per anime ferite curate dalla tenerezza di Dio e dall’amore di una comunità convinta che il rimedio migliore alla disperazione, alla stanchezza o all’orgoglio stia nel gettarsi nel fiume dell’Amore, in quel flusso che scorre dentro di noi e ci attraversa. Credenti ed atei. 

Racconta padre Paolo: “Alcuni sono chiamati a credere in Dio da bambini, altri da vecchi, altri ancora nel momento della morte: mistero della vita, dei tempi, dei contesti! Io non giudico. Siamo ciò che siamo, tranquillamente”.

Far rivivere un monastero del IV secolo, situato a 1400 metri di altezza su un promontorio roccioso in pieno deserto siriano è il compito che la vita aveva riservato a padre Paolo. Condotto dall’imperscrutabile disegno di quell’Assoluto che tutto conosce e comprende, trent’anni fa il gesuita romano è approdato alle rovine di quello che era stato un grande luogo di fede e di misticismo. Un lavoro tenace e ispirato alla riscoperta dell’ospitalità che nel mondo semita, arabo e d’origine nomade è la virtù più alta, ha fatto di Deir Mar Musa, prezioso fiore nel deserto, il luogo in cui il dialogo tra religioni e civiltà è il pane quotidiano, la normalità. 

Il monastero è divenuto quindi la simbolica ed accogliente tenda del Patriarca Abramo, grande Santo rispettato da Cristiani e Islamici, perché ospitò Dio riconoscendolo nell’Ospite

La tragedia siriana è sotto gli occhi di tutti, giorno dopo giorno. 

La guerra civile che insanguina questo splendido paese ha toccato duramente anche il monastero di Deir Mar Musa, già assalito da bande di predoni che hanno fatto razzia di attrezzature preziose per la comunità. Da qualche mese però la comunità monastica di Deir Mar Musa sembra avere ritrovato il ruolo di oasi di pace e preghiera e i predoni sembrano lasciare in pace i monaci.

Il prezzo più alto però lo ha pagato padre Paolo Dall’Oglio, prima espulso dal paese e ora prigioniero, vittima dell’oscurantismo e della scarsa lungimiranza di chi, volendo difendere privilegi e posizioni di potere, ha ritenuto pericolose le sue costanti aperture al dialogo e alla democrazia. 

Con la speranza di sapere vivo Padre Paolo e di vederlo ritornare presto in libertà, sono in tanti a tenere accesa la luce che, da oltre trent’anni, grazie a Padre Paolo Dall’Oglio, illumina la simbolica tenda di Abramo rappresentata dal Monastero di Deir Mar Musa, ospitale per tutte le fedi e le civiltà.

L’iniziativa è organizzata da Comune di Thiene e Parrocchia San Vincenzo.

 

di redazione Thiene on line (n foto d’archivio )

 

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