Più di 330 nomi, scanditi nel silenzio. Si è aperta così, con il ricordo e gli onori ai caduti e ai dispersi, la cerimonia di commemorazione della battaglia di Nikolajewkasvoltasi questa mattina al Sacrario Militare di SS. Trinità a Schio. Tantissimi alpini – dall’Alta Val Leogra, ma anche dalle sezioni di Vicenza e Trento – tanti famigliari, tanti cittadini, le autorità civili e militari: in tanti hanno voluto presenziare e rendere omaggio ai reduci e ai caduti partecipando alla manifestazione che ha aperto le iniziative in programma in vista del raduno triveneto dell’Associazione Nazionale Alpiniche si terrà a Schio tra il 14 ed il 16 giugno e che ha unito oggi nel ricordo i Comuni di Schio, Malo, Marano Vicentino, Monte di Malo, Santorso, San Vito di Leguzzano, Torrebelvicino e Valli del Pasubio.
Ai presenti, giunti anche da diverse parti delle provincia, sono stati consegnati dei sacchetti con dei semi di girasole, coltivazione che caratterizzava il paesaggio russo teatro del durissimo scontro avvenuto 70 anni fa e diventato poi un simbolo di quella battaglia.
“Ricordiamo una battaglia che ha colpito anche la nostra valle in un modo forte, doloroso, diffuso. Nikolajewka è una ferita che ci portiamo nel cuore e nella memoria. L’epitaffio amaro di una assurda campagna d’invasione voluta dai vertici nazifascisti che ne portano tutto il peso morale e la responsabilità storica”.
Ha sottolineato nel suo intervento il sindaco Luigi Dalla Via ricordando che anche “grazie a quell’esperienza è nato l’articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra come mezzo di aggressione e per risolvere le controversie internazionali”. “Le generazioni nate dopo il secondo conflitto – ha proseguito Dalla Via – sono state istruite anche grazie al sacrificio di quegli italiani in una scuola che insegna il rifiuto della violenza, l’uguaglianza tra gli uomini, la gioia della vita. Una scuola che insegna che si può fare grande il proprio Paese anche vivendo da bravi e onesti cittadini. I semi di girasole sono un segno di speranza. Sono fiori di pace, così come gli alpini riuniti qui oggi sono un corpo di pace. I girasoli ci dicono che la pace e non la guerra, il sole e la vita e non i loro contrari sono la normalità dell’esistenza. Ci indicano la direzione verso cui proseguire per costruire la pace in Europa e nel mondo”.
Dopo il saluto del capogruppo dell’ANA Schio Nadir Mercante, è intervenuto il presidente della sezione ANA di Vicenza Giuseppe Galvanin: “Dobbiamo continuare a promuovere il ricordo per non dimenticare”, ha detto dedicando un pensiero ai reduci: “I reduci che sono tornati hanno trovato guerra e divisioni, hanno dovuto ricostruire. A loro deve andare il nostro grazie perché ci hanno indicato un sentiero di pace e ci hanno portato in un’Italia di pace”. A portare infine il saluto del presidente nazionale dell’ANA, è stato il consigliere nazionale dell’Associazione Antonio Munari: “Assieme al ricordo dei caduti e dei dispersi, a tutti i reduci va il nostro abbraccio più affettuoso – ha detto Munari – a voi dobbiamo guardare in questo momento difficile. Voi dovete essere il nostro faro e dal vostro esempio dobbiamo trovare la forza e la capacità di essere uniti, di fare blocco. Qui, ora, dobbiamo guardare dentro di noi e tirare fuori il meglio per la nostra Italia”.
Dopo la cerimonia al Sacrario il corteo si è ricompattato per raggiungere, attraverso via Baratto, la chiesa di San Francesco dove è stata celebrata una messa.