“Che cosa faceva Dio prima di creare il mondo? Costruiva fruste per chi fa domande del genere…”
Mariapia Veladiano, di Dueville, ieri a Schio in un incontro con un centinaio dei suoi (sempre più numerosi) lettori, sciorina citazioni colte, teologiche. Con la stessa leggerezza ed efficacia del suo stile letterario, parla di Dio, di ebraismo. Del Male. Consiglia letture raffinate ed originali: Cesare Segre, Elena Loewenthal, Philippe Forest.
La Veladiano, forse intimorita dall’attenzione e dal fascino che i temi suscitano ai presenti tenta di minimizzare “ non sono teologa i miei libri sono romanzi, non hanno risposte.”
Al Toaldi Capra l’incontro con l’autore si gode anche grazie alle “domande d’attacco” fatte da alcuni brillanti studenti del liceo classico Zanella di Schio che moderati dalla prof.ssa Dalle Rive Donata, soddisfa le curiosità dei presenti, riportandoli in un sano e vivace contesto scolastico. Un plauso a chi ha voluto fare dell’incontro una lezione per i lettori presenti facendo scuola agli studenti attraverso un incontro (perché così pochi raccontano questa scuola che funziona?).
La preside Veladiano, nel contesto didattico si trova probabilmente ancor più a suo agio che nella “sua vita parallela” di scrittrice e non fa mancare alla già ricca discussione un’elegantissima liaison tra teologia e pedagogia parlando dell’importanza della “sospensione del giudizio”: afferma che negli avventati giudizi ai ragazzi di oggi spesso si passa con troppa leggerezza dal “poter far volare al morire”. Occorre prudenza quando si è chiamati a giudicare. Molto meglio “tentare di capire anziché odiare” così come ha fatto Rebecca, la protagonista di una suo libro.
Le domande dei ragazzi portano la Veladiano anche nel campo della sociologia: Dal matriarcato alla crisi della famiglia, ai numerosi “non detto” transgenerazionale ed ai conseguenti disagi infantili. Per “riparare” a questi disagi contemporanei in cui ne fanno le spese soprattutto i figli occorre una “corresponsabilità condivisa”.
Gli argomenti captano l’interesse dei lettori accorsi restando densi e significativi, benché più volte stemperati da tentavi dell’autore di ridurli a semplice letteratura.
Non mancano ovviamente neppure le emozioni, i sentimenti, raccontati com’era prevedibile, ad un pubblico prevalentemente femminile, soprattutto attraverso storie di donne, le protagoniste: Rebecca (donna che piace) e Ildegarda ( donna che combatte).
Certamente ci sono anche gli uomini, più spesso “analfabeti dei sentimenti” e “realisti” che tuttavia sono figure fondamentalmente positive, a volte perfino di riscatto.
Curiosa la confessione della genesi del romanzo “il tempo è un Dio breve”: dodici anni impiegati per scriverlo, ricercato, ispirato e scritto a pezzi e poi riscritto. Più volte, tanto che nel frattempo ha pubblicato il suo primo romanzo (La vita accanto).
Concreto esempio che la parola (detta o scritta) debba comunque “essere pesata”.
Anche per questo con buona pace di chi li ha scritti, nessuno dei convenuti crede perciò che siano solo dei semplici romanzi…
Alberto Brazzale