Il motivo per cui, a più di un mese dalla prima, si continua a fare la coda al botteghino, per vedere “Oscar”, è sicuramente il desiderio di riconoscere volti e luoghi. Ma, per chi ha già visto o quanto meno sentito parlare dei precedenti lavori di Dennis Dellai, giornalista con il talento per la regia, si aggiunge il desiderio di capire cos’è riuscito a confezionare, dopo “Così eravamo” e “Terre rosse”.
Il ricordo di quei lavori è la sorprendente capacità di andare oltre la narrazione ed emozionare. Mettiamoci pure il fatto che “Terre rosse” è stato scelto per essere proiettato oltreoceano, al cineforum dell’ambasciata italiana a Washington ed è diventato materia di studio per il corso di cinema, all’università di Bocaraton, che si è fatto notare alla mostra del cinema, che ha ricevuto da più parti entusiastici consensi. Tanti aspetti che, uniti ai sei anni di attesa, hanno contribuito ad aumentare la curiosità nei confronti di “Oscar”, già richiesto dal direttore del museo ebraico di Vienna, per essere proiettato l’8 giugno.
Fin qui abbiamo trattato la pellicola come fosse un film normale, ma il valore aggiunto di Oscar è quello di essere uno straordinario miracolo della passione. Difficile credere che Progetto Cinema abbia saputo realizzare quest’opera con risorse che possono essere considerate gli spiccioli rispetto a quanto si spende normalmente per un film. Ma tutto questo è accaduto perché ognuno, dagli attori protagonisti ad ogni comparsa, dai truccatori ai costumisti alle segretarie, chiunque ha avuto una parte, piccola o grande, in Oscar ha dato il massimo. Anche per questo è una bella storia da raccontare!
N.B.