Dopo 15 anni di attività il museo delle Bregonze è a rischio di chiusura. Inaugurato nel 2002 questo museo naturalistico unico nelle nostre zone si trova nel cuore delle Bregonze a Chiuppano in una bella e spaziosa sede tutta sua, nelle ex scuole elementari di Marola, disseminata di fossili e insetti di ogni specie.

A poco a poco anche qui la crisi ha ridotto quel poco di possibilità economica a disposizione per organizzare gite naturalistiche sul territorio, per valorizzare i sentieri e far conoscere i reperti alle scolaresche. Senza contare che, come in tutte le associazioni, è necessario il giusto ricambio generazionale per rinnovare idee e trovare nuove collaborazioni. Di questo è convinto il presidente Franco Segalla che ha visto nascere il museo e lo ha diretto con passione per tutti questi anni.

‘Il museo è in una situazione difficile e di transizione – spiega Segalla – perché le scuole hanno sempre meno soldi per prevedere gite di istruzione al museo. Teniamo aperto grazie alle quote associative e al volontariato degli scienziati che lavorano gratuitamente, ma il nostro direttivo deve essere rinnovato, e parlo anche per me in prima persona. Siamo nati come un gruppo dinamico e dobbiamo andare avanti così’.

Ma un reperto eccezionale nel suo genere, lascia intendere Segalla, potrebbe riportare lustro al museo permettendo l’organizzazione anche di esposizioni specifiche. Consistenti resti di un animale preistorico vissuto nelle Bregonze decine di milioni di anni fa sono stati trovati lì a due passi, ma adesso letteralmente dimenticati e chiusi in una scatola, non accessibili al pubblico ma in ottimo stato di conservazione. Stiamo parlando dell’Anthracotherium magnum, di cui il museo ha ereditato anche il nome, tanto importante è stato il ritrovamento.

Anthracotherium 2

I resti dell’Anthracotherium magnum sono un caso unico in tutta Italia perché non esistono ritrovamenti della stessa specie in nessun altro posto nel nostro paese. Un suo cugino, l’Anthracotherium monsvialense, è stato ritrovato a Monteviale, e solo un altro paio di ritrovamenti in altre zone della penisola, ma nessuno della specie più evoluta ‘magnum’.

La paternità del ritrovamento spetta al noto storico chiuppanese Francesco Rando che nel 1948, durante gli scavi nelle vecchie miniere di lignite di Chiuppano, raccolse parecchie ossa e denti e le fece analizzare e catalogare da docenti universitari di Padova e Ferrara. Alla morte di Rando, nei primi anni Sessanta, la vedova donò le ossa al Museo archeologico di Thiene. Poi la sede originaria del Museo è stata chiusa e i resti dell’antracoterio di conseguenza sono stati spostati, assieme a tutti gli altri reperti.

Ma dove si trovano esattamente adesso le ossa di questo grosso mammifero estinto metà maiale e metà ippopotamo che scorrazzava per le colline delle Bregonze qualche decina di milioni di anni fa? In una saletta di palazzo Cornaggia a Thiene, dove ha sede la biblioteca, e là, dentro una scatola di cartone, giacciono senza gloria fuori da sguardi curiosi.

Anthracotherium

 

‘Sono anni che stiamo tentando di riportare le ossa dell’antracoterio nel suo paese di origine, a Chiuppano – dichiara sconsolato il Presidente -, ma inutilmente. Abbiamo avuto dei contatti con l’amministrazione Busetti, eravamo a buon punto, poi non se ne è fatto nulla, ce li hanno solo ‘prestati’ per una esposizione. Anni fa sono stato intervistato anche da Rai 2, tutto per sensibilizzare l’amministrazione, ma niente. Adesso vorrei chiedere a Casarotto di poter iniziare un dialogo in proposito’.

‘Le ossa dell’antracoterio sono solo un esempio – conclude Segalla – di quello che potremmo realizzare facendo circolare nuove idee. Chissà quanti reperti delle nostre zone dimenticati ci sono nel buio di musei e biblioteche, che potrebbero solo essere riportati all’attenzione di tutti. Le Bregonze sono abitate, sono i cittadini i primi custodi di questi ritrovamenti, facciamo in modo che li possano conoscere tutti’. 

Marta Boriero

 

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