L’ottavo spettacolo della XL Stagione di Prosa di Thiene è Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, nella traduzione e adattamento di Masolino D’Amico, con Alessandro Haber e Alvia Reale e la regia di Leo Muscato, in scena martedì 18 e repliche mercoledì 19 e giovedì 20 febbraio 2020 con inizio alle 20.45.
Tracciando bilanci del secolo che si concludeva, agli inizi dell’anno 2000, la rivista Time elencò i dieci lavori teatrali più significativi del Novecento.
Il primo posto assoluto toccò a I sei personaggi in cerca d’autoredi Luigi Pirandello. Il secondo andò a Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller: senza alcun dubbio la Grande Commedia Americana, quella che gli americani sentono come più autenticamente “loro”.
Viene ripresa in continuazione in tutto il mondo, ma con Broadway ha un rapporto particolare. In un’occasione particolarmente solenne, cinque o sei anni fa, il grande Mike Nichols la mise in scena riproducendo meticolosamente scene, costumi, musica e regia dell’edizione originale del 1948, con un interprete di eccezione come Philip Seymour Hoffman. Alla fine dell’ultima replica di questa produzione il pubblico come se si fosse dato un segnale non applaudì, ma si alzò in piedi compatto, come davanti a un rito.
Perché il Commesso colpisce così profondamente? E perché è così americano (ma allo stesso tempo, così internazionale: se ne registrano persino versioni russe e cinesi in chiave anticapitalista e anticonsumista)?
Perché è la storia di un sogno; la storia di un piccolo uomo e del suo sogno più grande di lui. Nella fiaba della farfalla e della formica, le simpatie vanno alla farfalla, benché questa venga sconfitta.
E Willy Loman, sconfitto alla fine come la farfalla, non ha pazienza. E’ nato in un paese giovane e impaziente, forse figlio di immigrati; non ha radici, vuole salire nella scala sociale. Sogna a occhi aperti il successo facile, veloce
E’ un commesso viaggiatore che si guadagna da vivere con la parlantina, e ha allevato i figli al culto dell’apparenza e della superficialità; a disprezzare il cugino secchione e a puntare tutto sull’effimero; a essere attraenti, popolari, campioni sportivi.
Ma ha finito per farne dei falliti, vedi soprattutto il maggiore, Biff, la luce dei suoi occhi, che però una volta questo padre deluse, distruggendo la propria immagine. Da allora il ragazzo ha perso ogni spinta e coltiva le proprie frustrazioni (è caratteristicamente americano anche questo incolpare i difetti dei genitori per giustificare le proprie sconfitte).
Sostanza a parte, è anche nella forma che il lavoro colpì ai suoi tempi per la novità, stimolando i registi (Elia Kazan, Luchino Visconti furono i primi) a trovare soluzioni per una narrazione di tipo cinematografico, con brevi scene in più luoghi e con un continuo altalenare tra presente e passato.
Per dimostrare che sapeva quello che faceva, prima di comporre questo mosaico, Miller scrisse un dramma dalla struttura rigorosamente classica, Erano tutti miei figli, tre atti con unità di tempo, luogo e azione.
Il Commesso mischia invece verità e allucinazione, si svolge contemporaneamente sulla scena, sotto gli occhi del pubblico, e nella testa del protagonista, nella quale noi spettatori, a differenza dagli altri personaggi, siamo chiamati a entrare.
Ne risulta una macchina di teatro che è rimasta appassionante e attuale oggi come ai giorni del suo debutto.
(Masolino D’Amico)Martedì 18, mercoledì 19 e giovedì 20 febbraio 2020
Morte di un commesso viaggiatore
di Arthur Miller
traduzione e adattamento di Masolino D’Amico
regia di Leo Muscato
con Alessandro Haber e Alvia Reale
con Alberto Onofrietti e Michele Venitucci
e la partecipazione di Duccio Camerini
con Stefano Quatrosi, Fabio Mascagni, Beniamino Zannoni, Paolo Gattini, Caterina Paolinelli, Margherita Mannino e Anna Gargano
produzione: Goldenart production
in coproduzione con: Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Bolzano
Il primo posto assoluto toccò a I sei personaggi in cerca d’autoredi Luigi Pirandello. Il secondo andò a Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller: senza alcun dubbio la Grande Commedia Americana, quella che gli americani sentono come più autenticamente “loro”.
Perché il Commesso colpisce così profondamente? E perché è così americano (ma allo stesso tempo, così internazionale: se ne registrano persino versioni russe e cinesi in chiave anticapitalista e anticonsumista)?
Perché è la storia di un sogno; la storia di un piccolo uomo e del suo sogno più grande di lui. Nella fiaba della farfalla e della formica, le simpatie vanno alla farfalla, benché questa venga sconfitta.
E Willy Loman, sconfitto alla fine come la farfalla, non ha pazienza. E’ nato in un paese giovane e impaziente, forse figlio di immigrati; non ha radici, vuole salire nella scala sociale. Sogna a occhi aperti il successo facile, veloce
E’ un commesso viaggiatore che si guadagna da vivere con la parlantina, e ha allevato i figli al culto dell’apparenza e della superficialità; a disprezzare il cugino secchione e a puntare tutto sull’effimero; a essere attraenti, popolari, campioni sportivi.
Ma ha finito per farne dei falliti, vedi soprattutto il maggiore, Biff, la luce dei suoi occhi, che però una volta questo padre deluse, distruggendo la propria immagine. Da allora il ragazzo ha perso ogni spinta e coltiva le proprie frustrazioni (è caratteristicamente americano anche questo incolpare i difetti dei genitori per giustificare le proprie sconfitte).
Sostanza a parte, è anche nella forma che il lavoro colpì ai suoi tempi per la novità, stimolando i registi (Elia Kazan, Luchino Visconti furono i primi) a trovare soluzioni per una narrazione di tipo cinematografico, con brevi scene in più luoghi e con un continuo altalenare tra presente e passato.
Per dimostrare che sapeva quello che faceva, prima di comporre questo mosaico, Miller scrisse un dramma dalla struttura rigorosamente classica, Erano tutti miei figli, tre atti con unità di tempo, luogo e azione.
Il Commesso mischia invece verità e allucinazione, si svolge contemporaneamente sulla scena, sotto gli occhi del pubblico, e nella testa del protagonista, nella quale noi spettatori, a differenza dagli altri personaggi, siamo chiamati a entrare.
Ne risulta una macchina di teatro che è rimasta appassionante e attuale oggi come ai giorni del suo debutto.
(Masolino D’Amico)Martedì 18, mercoledì 19 e giovedì 20 febbraio 2020
Morte di un commesso viaggiatore
di Arthur Miller
traduzione e adattamento di Masolino D’Amico
regia di Leo Muscato
con Alessandro Haber e Alvia Reale
con Alberto Onofrietti e Michele Venitucci
e la partecipazione di Duccio Camerini
con Stefano Quatrosi, Fabio Mascagni, Beniamino Zannoni, Paolo Gattini, Caterina Paolinelli, Margherita Mannino e Anna Gargano
produzione: Goldenart production
in coproduzione con: Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Bolzano
Tutti gli spettacoli della XL Stagione Teatrale di Prosa inizieranno alle ore 20.45.
Per informazioni, prenotazione e vendita abbonamenti e biglietti: Servizi Culturali , negli orari di apertura al pubblico, piazza A. Ferrarin 1, tel. 0445-804.745-/746, e-mail: teatro@comune.thiene.vi.it, cultura@comune.thiene.vi.it .
Il programma della XL Stagione Teatrale Thienese è consultabili nei siti:
www.comune.thiene.vi.it – www.arteven.it – www.vivaticket.it e presso tutte le aziende di promozione turistica del vicentino.
Per informazioni, prenotazione e vendita abbonamenti e biglietti: Servizi Culturali , negli orari di apertura al pubblico, piazza A. Ferrarin 1, tel. 0445-804.745-/746, e-mail: teatro@comune.thiene.vi.it, cultura@comune.thiene.vi.it .
Il programma della XL Stagione Teatrale Thienese è consultabili nei siti:
www.comune.thiene.vi.it – www.arteven.it – www.vivaticket.it e presso tutte le aziende di promozione turistica del vicentino.