Un tuffo negli anni ’30 e ’40 per ritrovare la storia con leggerezza e risate. Capacità di affrontare quei grandi temi che fanno litigare l’Italia in uno spettacolo molto atteso e fortemente voluto. Quello delle Sorelle Marinetti che si è tenuto a Carré sabato scorso.
Quattrocento persone che si sono emozionate, hanno cantato, hanno riso e si sono lasciate coinvolgere dalle tre artiste.
Sul palco le tre performers, in arte Turbina, Elica, Scintilla( al secolo, rispettivamente, Nicola Olivieri, Matteo Minerva e Marco Lugli) hanno trasportato il pubblico in un mondo di musica swing anni ’30.
Artiste raffinate, di classe, dall’ironia garbata che con leggerezza hanno fatto compiere agli spettatori un viaggio nell’Italia fascista e la sua feroce censura.
Dal “Pinguino innamorato” a “Maramao perché sei morto” hanno raccontato il mondo di amore tenero e talvolta sfortunato di questi piccoli animaletti protagonisti del panorama canoro nel ventennio.
” Abbiamo avvertito l’esigenza di dire al pubblico dove siamo senza lasciare ambiguità. Abbiamo deciso di farlo tramite queste artiste che hanno la leggerezza di planare dall’alto. La leggerezza della determinazione. Ci portano ad attraversare i generi e non vorrei dovermi soffermare su questo ma non posso far finta di nulla. Un festival non deve fare politica, ma noi pensiamo che si possano vedere tante forme di famiglia senza fare del male a nessuno. Perché noi stasera vediamo le Sorelle Marinetti e ce ne freghiamo che siano uomini, donne, uomini vestiti da donna. Che abbiano figli, abbiano un compagno o una compagna. Noi stasera ci godiamo la bellezza e basta”.
Annina Botta