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25 aprile. A Venezia si celebra il giorno di San Marco. Ecco la storia e la leggenda della rosa

Il Popolo Veneto e Venezia, il 25 aprile, festeggiano San Marco.
L’evangelista Marco, che Venezia festeggia da dodici secoli. La ricorrenza veneta è quindi assai più antica della festa nazionale italiana. Le sacre spoglie del Santo si trovavano ad Alessandria d’Egitto, nella Chiesa di San Marco.
Nel gennaio dell’anno 828, alcune navi veneziane giunsero ad Alessandria. Tra i veneziani sbarcati da quelle navi, c’erano due mercanti di nome Buono da Malamocco e Rustico da Torcello.

Questi due uomini, nonostante vengano spesso definiti “personaggi leggendari”, sono realmente esistiti. Buono (dell’isola di Malamocco, o Metamauco) era stato nominato “tribuno” per essersi distinto nella battaglia navale contro il re d’Italia franco Pipino il Breve, il quale aveva tentato di entrare in laguna nell’810; Andrea, detto Rustico (di Torcello), era invece un ex carpentiere, divenuto poi commerciante.
I due mercanti, sapendo che la cristianità locale era sempre più in pericolo e che i Saraceni erano soliti  commettere razzie e violenze, decisero di salvare le spoglie mortali dell’evangelista Marco, trafugandole e portandole a Venezia.
I due mercanti, con la complicità dei due custodi della chiesa di San Marco (Teodoro e Saturanzio), dopo aver forzato il sepolcro di marmo, estrassero il prezioso corpo e lo misero in una cassa, nascosto, molto astutamente, sotto una partita di carne di maiale (gli islamici, considerando la carne di maiale impura, non l’avrebbero mai toccata). Infatti, quando la cassa venne sottoposta al controllo doganale e i doganieri islamici videro che all’interno vi era carne di maiale, questi esclamarono: “Khinzir! Khinzir!” (Maiale! Maiale!). Il trucco funzionò e la cassa non venne ispezionata.
I mercanti, dopo aver caricato le reliquie di San Marco nella loro nave, risalirono l’Adriatico.
Il 31 gennaio 828 il santissimo corpo arrivò a Venezia e venne accolto dal doge Giustiniano Partecipazio, dal vescovo Orso e da tutta la città.
Per aver portato le reliquie di San Marco a Venezia, i due mercanti Buono da Malamocco e Rustico da Torcello ricevettero un premio di 100 libbre d’argento.
Si ricorda che nel Medioevo si dava grande importanza alle reliquie, che erano ricercate perché attiravano molti pellegrini (l’uomo medievale rifiutava le astrazioni e sentiva il bisogno di toccare con mano un oggetto appartenuto a chi è riuscito a diventare santo).
Ogni reliquia era accettata, ma quella di San Marco era particolarmente importante per Venezia, perché le genti venete sarebbero state evangelizzate proprio da lui, mentre era in vita.
Oggi la commemorazione del Santo Patrono Marco si limita al giorno 25 aprile (data di morte del Santo), ma ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia si festeggiava anche il 31 gennaio, giorno di arrivo delle reliquie a Venezia e il 25 giugno, giorno in cui, nel 1094 (anno della consacrazione della chiesa), è avvenuto il ritrovamento delle reliquie del Santo nella Basilica di San Marco.

Intorno al 25 aprile, gravitano anche alcune leggende popolari.

Secondo una di queste, un barcaiolo che si stava riparando al Ponte della Paglia durante una mareggiata fortissima che, come racconta Marin Sanudo, colpì Venezia nel febbraio del 1340, fu invitato da un cavaliere a tornare a navigare. La forte mareggiata sarebbe stata opera di demoni che spingevano le maree verso Venezia. Quando il barcaiolo raggiunse il mare aperto, questi demoni furono combattuti e sconfitti da tre cavalieri, che erano i santi Marco, Nicolò e Giorgio.
San Marco, dopo aver sconfitto i demoni, diede al barcaiolo un anello, dicendogli di consegnarlo al Doge di allora, Bartolomeo Gradenigo, affinché fosse conservato presso il Tesoro di San Marco.

Un’altra nota leggenda è quella del Bòcolo.
In occasione della festa di San Marco, i veneziani sono soliti regalare il bocciolo di rosa rossa (bòcolo, detto in lingua veneta) alla propria amata.
Sul bòcolo esistono due diverse  leggende.
Quella più conosciuta, riguarda una storia amorosa tra Maria Partecipazio, una nobildonna, figlia del Doge Orso I Partecipazio, e un giovane di nome Tancredi. Essendo Tancredi un ragazzo di umili origini, decide di partire per la guerra, con l’intenzione di ottenere una fama militare che lo renda degno di una sposa molto più altolocata di lui. Purtroppo, combattendo contro i Mori di Spagna, Tancredi viene ferito e muore sopra un roseto. Prima di morire, Tancredi dà all’amico Orlando un bocciolo di quel roseto dicendogli di consegnarlo all’amata nobildonna Maria. Orlando, mantenendo la promessa, il giorno prima di San Marco, consegna il bocciolo a Maria.
Il giorno successivo (25 aprile) Maria viene trovata morta con quel bocciolo rosso appoggiato sul petto.
L’altra leggenda, meno nota, del Bòcolo racconta invece di un roseto che nasce accanto alla tomba dell’evangelista Marco. Il roseto sarebbe stato donato, come premio, a un marinaio della Giudecca di nome Basilio per aver collaborato con la trafugazione delle sacre spoglie del Santo. Basilio piantò il roseto nel suo giardino. Quel roseto, dopo la morte di Basilio, divenne il confine della proprietà suddivisa tra i due figli. Successivamente, la pianta smise di fiorire perché si ruppe l’armonia tra i due rami della famiglia.
Diversi anni dopo, un 25 aprile, nacque un amore a prima vista tra un giovane discendente da uno dei due rami e una ragazza discendente dall’altro ramo familiare. I due giovani si innamorarono guardandosi attraverso il roseto che separava i due orti. Quel roseto si coprì di boccioli rossi e il giovane ne raccolse uno e lo diede alla fanciulla.
Ancora oggi, ricordando questo amore, i veneziani donano il bòcolo alla propria amata (e i figli lo donano alla propria madre).

Federico Bonato