‘Se dovremo chiudere chiuderemo’. Il governatore Luca Zaia era molto preoccupato stamani, nel corso dell’incontro quotidiano a Marghera con i giornalisti.
‘L’indice Rt è in rialzo. L’Italia si sta colorando di arancione: anche noi, in Veneto, per i parametri del dpcm non siamo ancora in arancione, ma il nostro Rt è salito e la causa è da far risalire agli assembramenti, ma soprattutto alle scuole aperte’ .
‘Non per colpa dei ragazzi – ha sottolineato – lo dice la letteratura scientifica a disposizione. Loro hanno cariche virali alte e spesso sono asintomatici, questo porta il virus nelle famiglie. Chiudere una scuola è una sconfitta, intendiamoci e noi non ne facciamo una questione ideologica. Ma non può passare l’idea che chi chiude una scuola abbia ‘l’anello al naso’ e chi no rappresenti il mondo intellettuale. Le scuole si aprono e chiudono perché ci sono indicazioni di natura scientifica e sanitaria. E chi ha aperto le scuole prima di noi adesso le sta chiudendo’.
Zaia sull’argomento-scuola ha detto più volte che non emetterà ordinanze, ma non vuole l’agonia.
L’aumento dei casi tra adolescenti
Sono in netto aumento i casi di Coronavirus tra gli adolescenti italiani, con percentuali mai così alte prima d’ora: a riprova che la diffusione del contagio nelle scuole si fa sempre più esteso. A partire dalla fine di gennaio l’incidenza dei casi di Covid-19 nella fascia sotto i 20 anni ha superato, per la prima volta da inizia pandemia, quella delle fasce di popolazione più adulte, e a febbraio è rimasta leggermente più alta. Lo sottolinea un ‘Focus sull’età evolutiva’ prodotto dall’Iss e presentato lo scorso venerdì al Cts.
L’incidenza di gennaio/febbraio è stata intorno ai 150 casi per 100mila abitanti. Il valore più alto è registrato fra i 13-19 anni, poco meno di 200 casi ogni 100mila abitanti, mentre nei più piccoli è minore. Nelle fasce di età più giovani, fra i casi diagnosticati rimangono pochissimi quelli gravi, mentre quelli lievi sono circa il 60% e il resto sono sintomatici.
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