“Io spero che questo Paese esca da una grande ipocrisia. Si parla di fine vita e si accendono discussioni molto forti solo nel momento in cui c’è la Regione di turno che cerca di approvare una legge. Ricordiamo che il fine vita in Italia esiste dal 2019. Tant’è che, in Veneto, io stesso ho ricevuto sette richieste: i comitati etici ne hanno bloccate quattro e tre sono state accolte”. In una intervista a Rtl 102.5 Luca Zaia, presidente del Veneto, torna a parlare così del fine vita; tema su cui ha di recente proposto un regolamento ad hoc dopo che un anno fa il Consiglio regionale respinse la legge di iniziativa popolare arrivata in aula. “Stiamo parlando di pazienti terminali che, in base a questa sentenza, devono avere una diagnosi infausta, una grande sofferenza fisica e psicologica, la libertà di scelta e il mantenimento in vita tramite sostegni vitali. Con queste caratteristiche, la sentenza stabilisce che un cittadino malato terminale può chiedere alla propria Usl di gestire il suo fine vita. Trovo quindi assurdo che in questo Paese ci sia ancora un dibattito tra Guelfi e Ghibellini”, continua Zaia. Che vede “tre posizioni: favorevoli, contrari e dubbiosi. Ma queste tre opinioni esistono anche all’interno delle opposizioni. Non c’è una caratteristica ideologica che qualifica il voto a favore o contrario. Tuttavia, ricordiamo ai cittadini che la sentenza non stabilisce due cose fondamentali: entro quanto tempo bisogna rispondere al paziente che fa la richiesta e chi deve somministrare il farmaco. Quindi, per coerenza, dico che i contrari dovrebbero battersi per eliminare il fine vita, non intervenire nel dibattito solo di tanto in tanto e poi dimenticarsi che questa possibilità esiste dal 2019”.
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