“Sono ore di bilanci, io voglio solo ricordare le persone che hanno perso la vita… Il Veneto e’ una Regione molto toccata, continua a essere l’ottava per mortalita’, abbiamo superato i 10.000 morti”. Cosi’ il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che oggi interviene in conferenza stampa per commemorare le vittime del coronavirus con un minuto di silenzio, prima di tornare in riunione sul Recovery fund. “Lo scorso 21 febbraio si lavorava a mani nude”, ricorda Zaia. “Il bilancio di questa tragedia e’ pauroso a livello internazionale e nazionale. L’eta’ media dei nostri deceduti e’ di 81 anni, se ne sono andati coloro che hanno fatto grande questo territorio, se n’e’ andata una parte di Veneto”, conclude Zaia evidenziando che la situazione “purtroppo ancora non ci permette di dire la parola fine. Un minuto di silenzio e’ doveroso in una giornata come questa che mai avrei pensato di dover vivere. Ringrazio perche’ si e’ fissata una data per questa commemorazione”.
Secondo i dati elaborati dallo Spi-Cgil del Veneto e dall’Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali del Veneto), tra l’1 marzo e il 31 dicembre 2020 in Veneto sono deceduti circa 5.400 over 85 in piu’ rispetto alla media dei tre anni precedenti, ovvero 24.282 contro una media di 18.875. Un aumento di quasi il 30% (28,6%), imputabile agli effetti della pandemia. L’indagine, che ha analizzato la mortalita’ per tutti i Comuni veneti, evidenzia in modo chiaro come il Covid colpisca a seconda dell’eta’. Una crescita consistente dei decessi si registra in modo meno marcato (anche se comunque rilevante) nella fascia dai 65 ai 74 anni (+12,9%) e in quella dai 75 agli 84 (+21,4%). A livello provinciale il territorio piu’ colpito e’ stato il Veronese, con un’impennata di decessi tra i grandi anziani che raggiunge il 40,8%. A seguire troviamo Vicenza (+33,9%), Venezia (+27,4%), Treviso (24,7%) Padova (+22,1%), Belluno (20,8%) e Rovigo (+20,4%). Analizzando i dati sui singoli Comuni, si nota come quelli che ospitano case di riposo registrino in genere numeri di decessi superiori agli altri fra i grandi anziani.
“L’indagine conferma in pieno le nostre sensazioni. La pandemia ha fatto una vera e propria strage fra i nostri anziani, persone che qualcuno ha addirittura considerato sacrificabili e che invece, come sappiamo molto bene, sono in gran parte ancora attive e presenti nella nostra comunita’ e spesso rappresentano la stampella economica per figli e nipoti”, spiega la segreteria dello Spi-Cgil del Veneto. “Per questo abbiamo contestato l’iniziale piano della Regione che ritardava la vaccinazione per i grandi anziani. Fortunatamente, grazie alle nostre pressioni, la programmazione e’ stata cambiata. La nostra speranza e’ che adesso riprenda a pieno ritmo la vaccinazione, dopo il parziale stop di questi giorni, e che si proceda soprattutto con la rapida immunizzazione di tutti i soggetti piu’ fragili, come appunto i grandi anziani”. E per quanto riguarda gli interventi da mettere in campo nei prossimi mesi per superare la crisi pandemica, Spi Cgil punta sul potenziamento della sanita’ territoriale.
“Non dobbiamo perdere l’occasione di sfruttare al meglio le risorse del Recovery fund. In Italia gli stanziamenti ammontano a 7,9 miliardi di euro da investire in sei anni per la medicina di territorio e per la telemedicina. Lo Spi, assieme agli altri sindacati, si sta confrontando con enti locali e Ulss per programmare politiche sociosanitarie sempre piu’ vicine al cittadino, puntando appunto a quella medicina di territorio che e’ ancora deficitaria, come dimostrano gli effetti della pandemia”, conclude il sindacato dei pensionati.
INFERMIERI ULSS IN RSA CON ASSEGNAZIONE TEMPORANEA
Le Ulss venete potranno continuare ad assegnare temporaneamente il proprio personale infermieristico a supporto dei centri di servizi per anziani non autosufficienti accreditati. Lo prevede un provvedimento della giunta regionale, che mira a fornire sostegno dell’assistenza nelle strutture extraospedaliere per anziani a fronte dell’aggravio delle attivita’ sanitarie dettato dall’emergenza pandemica. Con lo stesso scopo, la giunta ha approvato un percorso di Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’operatore socio sanitario. “Questi provvedimenti sono in linea con gli altri gia’ varati nel corso dell’emergenza pandemica, tramite i quali il servizio sociosanitario regionale ha attivato una serie di politiche per sostenere i centri servizi per la non autosufficienza nel fronteggiare la carenza di personale infermieristico. La disponibilita’ in quest’ultimo, infatti, si e’ progressivamente ridotta negli ultimi tempi a causa del numero chiuso nei corsi di laurea”. In base a quanto previsto dalla Regione, il personale infermieristico inviato presso le case di riposo sara’ retribuito dalle aziende sanitarie sulla base del Contratto collettivo nazionale di lavoro della Sanita’. Gli istituti ristoreranno poi le aziende in ragione del loro contratto, che prevede retribuzioni piu’ basse. La differenza tra i due contratti resta a carico del Servizio sanitario nazionale. Per quanto riguarda la formazione, la durata complessiva dei corsi e’ di 400 ore compresi tirocini svolti nelle aziende sanitarie e ospedaliere.
DA APRILE IN VENETO 120.000 DOSI PFIZER LA SETTIMANA
“C’e’ una buona notizia, da aprile dovrebbero arrivarci 120.000 dosi di Pfizer la settimana”. Lo annuncia il direttore della sanita’ veneta Luciano Flor, ricordando che martedi’ prossimo sono attese 83.000 dosi di Pfizer mentre l’ultima settimana di marzo ne arriveranno altre 56.100. “Tutti i soggetti over 80 dovrebbero ricevere almeno la prima dose entro la prima settimana di aprile”, conclude Flor. “Non sappiamo invece quanti soggetti super fragili abbiamo, la programmazione ci viene fornita dalle strutture che li hanno in cura”, e pertanto non e’ possibile al momento ipotizzare delle date di vaccinazione per queste categorie. Anche per questo la loro vaccinazione procedera’ in parallelo con quella per fasce d’eta’.