Non sono valse a nulla le proteste dei sindaci dell’Alto Vicentino e la Regione ha deciso di equiparare costi e servizi dei centri diurni per disabili in tutto il Veneto, imponendo di fatto ai 32 comuni della ex Ulss 4 di aprire ancora una volta il portafoglio.

Dal 1° luglio entrano in vigore le nuove modalità di calcolo delle rette nei centri diurni per persone con disabilità, i cui costi e servizi saranno uguali in tutta la regione e poco conta a Venezia se l’Alto Vicentino, con le sue 8 strutture, era considerato ‘perfetto’ nel rapporto costi e servizi, anche questa porzione di Veneto dovrà adeguarsi e i suoi soldi serviranno a far crescere i servizi delle Ulss meno ‘eccellenti’.

“Ci avevano detto che ci avrebbero concesso di fare da pilota, invece in realtà questo non è successo  – ha spiegato Robertino Cappozzo, presidente di quella che era la Conferenza dei sindaci della Ulss 4 e ora ricopre la stessa carica del Distretto 2 della Ulss 7 Pedemontana.

“Lunedì prossimo torniamo a Venezia a parlare con il direttore generale dell’area Sanità regionale Domenico Mantoan e l’assessore Manuela Lanzarin, per cercare di porre rimedio a quella che sembra essere una presa in giro.

“Quando ci siamo incontrati per definire questa situazione ci avevano rassicurato – ha continuato Cappozzo – ma di fatto poi la Regione sembra andare per conto suo senza tenere in considerazione le nostre richieste”.

Secondo l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin, “il nuovo metodo di calcolo delle rette e delle relative quote di rilievo sanitario  dà avvio ad un percorso di graduale avvicinamento ai livelli regionali di riferimento stabiliti nel 2015 e di superare, quindi, le storiche differenze tra i regimi tariffari applicati nei diversi territori del Veneto. L’operazione di riequilibrio finanziario rientra in un disegno più ampio di riorganizzazione dei servizi di semiresidenzialità per la disabilità in Veneto, intrapreso d’inteso con sindaci, associazioni, cooperative e Ulss, al fine di diversificare le risposte assistenziali semiresidenziali e di riqualificare il ruolo dei centri diurni, cercando di offrire le medesime opportunità in tutte le province”.

In realtà, se il governo italiano non garantirà alla Regione gli 8,8 milioni di euro del fondo nazionale per la non autosufficienza, il costo ricadrà direttamente sui comuni. E a farne le spese sarà proprio la virtuosa ex Ulss 4, alla quale sarà chiesto un ulteriore contributo da ogni comune nonostante fosse in pratica l’unica azienda sanitaria regionale a riuscire a dare ottimi servizi pur mantenendo costi più bassi.

Attualmente sono circa 6300 le persone con disabilità grave, fisiche e psichiche, che frequentano i circa 300 centri diurni attivi in Veneto, 8 dei quali sono nell’Alto Vicentino. Un disabile su 4 (circa 1500)  frequenta un centro pubblico, gestito dalle Ulss e orientati nella presa in carico dei casi più gravi. Gli altri 4800 frequentano strutture accreditate, gestite da cooperative, associazioni o realtà del terzo settore, e sostenute dal finanziamento regionale. Finanziamenti diversificati,  in relazione alla gravità dell’handicap, alla tipologia dei centri diurni e delle loro attività, alle peculiarità e alla storia dei territori.

Secondo il sistema codificato nel 2015, le rette nei Ceod regionali variano, secondo un ‘range’ determinato dalla gravità della disabilità, dall’organizzazione della struttura e dal progetto individuale attivato, da 61 a 121 euro al giorno. Il provvedimento in vigore da dopodomani dà attuazione a quanto previsto dalla delibera 740/2015 individuando un primo passo di avvicinamento alle rette ‘standard’: le rette saranno infatti modificate diminuendo o aumentando del 30% il differenziale tra la tariffa vigente e quella prevista.

“Per la prima volta la Regione ha avviato un percorso condiviso con sindaci, direttori sociali delle Ulss, responsabili di associazioni e cooperative – ha sottolineato l’assessore – per responsabilizzare e coinvolgere tutte le parti verso una politica di attenzione alla domanda di assistenza alle persone con disabilità che arriva sempre più forte dalle famiglie e dalle comunità locali, in particolare per le persone in età adulta.  Con il nuovo metodo di determinazione delle rette sulla base di costi e criteri standard, che sarà a regime con gradualità entro il 2020 – ha specificato Manuela Lanzarin – introduciamo un fattore di equità nella programmazione locale delle risorse per i non autosufficienti con l’obiettivo di riconoscere a tutte le strutture semiresidenziali accreditate del Veneto rette pro capite adeguate ai servizi offerti. In questo modo spero sia possibile anche liberare nuove risorse per promuovere servizi sperimentali e nuove risposte assistenziali alle domande dei tanti disabili che ancora non trovano accoglienza nelle strutture pubbliche o del privato-sociale”.

Anna Bianchini

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