In una regione dove sei città capoluogo su sette hanno superato i limiti giornalieri di Pm10, “con un quadro preoccupante che interessa l’intero territorio, a partire dalle aree rurali pesantemente colpite dall’inquinamento delle attività agricole”, servono misure più coraggiose contro lo smog. Le chiedono per il Veneto i consiglieri regionali di Europa Verde Andrea Zanoni e Renzo Masolo giudicando troppo tiepide le proposte in ballo per aggiornare il piano per la qualità dell’aria.
“Le principali criticità riguardano il fatto che il piano non riesce a superare eccezioni per la combustione all’aperto, una pratica che contribuisce significativamente all’inquinamento atmosferico. Ad esempio, andrebbero evitate le accensioni all’aperto, compresi i cosiddetti ‘panevin’ che ad ogni Epifania compromettono la qualità dell’aria per settimane. Manca, inoltre, una strategia complessiva per la sostituzione delle vecchie stufe a legna poco efficienti, così come mancano contributi significativi ai cittadini per la loro sostituzione e manca la realizzazione di un censimento completo delle stufe a biomassa esistenti in regione. Oggi nessuno sa esattamente quante siano le stufe a biomassa e a chi appartengano. La Regione continua a brancare nel buio”, affermano Zanoni e Masolo. Il Veneto svetta in Italia per allevamenti di conigli e avicoli e per l’aria particolarmente criticità provengono da spandimenti incontrollati di reflui zootecnici e fuochi illegali di residui agricoli. “Servono perciò: il divieto totale di combustione all’aperto, un censimento completo delle stufe a biomassa, consistenti incentivi per la sostituzione delle stufe obsolete, controlli rigorosi sugli spandimenti agricoli e sugli abbruciamenti e l’obbligo di copertura delle vasche di liquami entro e non oltre la fine di quest’anno”, sostengono i Verdi.
