“In 25 anni abbiamo notato il cambiamento delle attività praticate in montagna durante la stagione fredda: 25 anni fa, ad esempio, i ciaspolatori erano pochi, mentre oggi numericamente battono di gran lunga gli scialpinisti dimostrando, purtroppo, una preparazione mediamente assai più modesta”, racconta Elio Guastalli, responsabile del progetto “Sicuri in Montagna” del Cai e Corpo nazionale del Soccorso alpino. “Questo aspetto, sommato all’aumento dei frequentatori della montagna, osservata specialmente dopo la pandemia, accresce la necessità di fare informazione per un approccio sempre più consapevole e responsabile”. E di attenzioni da avere ce ne sono più di una. Guastalli si sofferma anche sulle conseguenze della crisi climatica che rendono sempre più difficile la valutazione obiettiva delle condizioni della montagna. “Ne è prova, ad esempio, ciò che affermano molte persone, anche esperte, che non nascondono la propria incapacità di resistere al fascino delle prime nevi, seppur depositate con evidenti fattori di alta criticità. La diffusione degli strumenti e delle attrezzature di auto protezione in neve fresca, come ARTVa, sonda e pala, è un dato confortante, ma non basta per una ragionevole sicurezza in ambiente innevato”.Dunque, meglio insistere per far conoscere come si va in montagna d’inverno (e non solo sulla neve) evitando di rischiare. Ecco quindi che la giornata nazionale dedicata alla prevenzione degli incidenti tipici della stagione invernale in montagna, organizzata dal Club Alpino Italiano e dal Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico, giunta alla 25esima edizione, cambia nome: non più “Sicuri con la Neve”, ma “Sicuri in Montagna d’inverno”, per evidenziare la maggiore complessità e variabilità degli incidenti conseguenza dei cambiamenti ambientali invernali e dell’aumento delle attività praticate.

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