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Sanità veneta in crisi e il piano della Regione, I sindacati: “Non è solo una questione di soldi”

Piano per arginare la sanità veneta che non è più quella di un tempo: i sindacati criticano il piano della Regione da 150 milioni.

La Regione Veneto ha approvato ad agosto un piano da 150 milioni di euro per contrastare la grave carenza di personale sociosanitario, stimata in circa 3.500 medici mancanti. Il piano, che prevede incentivi per attirare professionisti nelle aree più disagiate e un incremento dei fondi perequativi nel triennio 2024-2026, è stato accolto con scetticismo dai sindacati, che denunciano la mancanza di dialogo e la tardività dell’intervento.

Guerrino Silvestrini, dirigente regionale di Nursing Up, ha espresso forti critiche verso la Regione, sottolineando l’assenza di un confronto preliminare con i rappresentanti dei lavoratori: “È impensabile che un progetto di tale rilevanza non sia stato discusso con le parti sindacali. Il coinvolgimento dei sindacati è cruciale, soprattutto quando si tratta di un piano che avrà un impatto diretto su tutte le forze lavoro della sanità,” ha dichiarato Silvestrini, che ha definito il piano come “tardivo” e “incompleto”.

Secondo Silvestrini, la Regione ha ignorato per anni le richieste e i suggerimenti delle organizzazioni sindacali, mentre molti operatori sanitari hanno già abbandonato il settore pubblico per passare al privato, aggravando ulteriormente la crisi degli ospedali e dei distretti sanitari. “Questa voragine era prevedibile, ma la Regione ha continuato a trascurare il problema,” ha aggiunto.

Le preoccupazioni dei sindacati non si fermano qui. Dario De Rossi, rappresentante della Cisl Venezia, ha evidenziato che sebbene l’investimento di 150 milioni di euro rappresenti un passo nella giusta direzione, non risolve i problemi strutturali della sanità veneta. “Non è solo una questione di soldi,” ha affermato De Rossi. “Dopo il Covid, abbiamo visto che, nonostante gli incentivi anche molto generosi, come quelli fino a 100 euro all’ora per smaltire le liste d’attesa, il personale ha rifiutato di fare straordinari per l’eccessivo carico di lavoro.”

De Rossi ha inoltre denunciato le condizioni lavorative insostenibili per molti operatori sanitari, che faticano a pianificare la propria vita privata a causa della continua riorganizzazione dei turni. “Chi lavora nella sanità è consapevole delle difficoltà legate a turni notturni e festivi, ma non è accettabile che a causa della mancanza di personale si arrivi a modificare i turni all’ultimo minuto, impedendo ai dipendenti di organizzarsi anche per necessità personali, come una visita dal dentista o del tempo con la famiglia,” ha concluso.

Secondo i sindacati, il piano regionale non affronta le cause profonde della crisi del personale e rischia di rivelarsi un palliativo temporaneo. La mancanza di un dialogo costruttivo con i rappresentanti dei lavoratori è vista come un’occasione mancata per affrontare il problema in modo più efficace e condiviso.

La Regione, da parte sua, ha spiegato attraverso l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin che il piano mira a rispondere al progressivo aumento della domanda di servizi sanitari, aggravato dall’invecchiamento della popolazione e dall’incremento delle patologie croniche. Tuttavia, per i sindacati, senza un vero confronto, il rischio è che l’iniziativa non sia sufficiente a evitare l’ulteriore esodo di professionisti dal sistema pubblico.