I dati del rapporto Gimbe sui medici di famiglia “confermano che esiste una realtà drammatica, pesante rovescio della medaglia rispetto allo scenario radioso disegnato come sempre da Zaia, tralasciando accuratamente le carenze gravi nella sanità territoriale e di prossimità. E fanno emergere come la vera eccellenza sia quella rappresentata dai professionisti del nostro sistema sanitario che, malgrado le pesanti lacune, fanno salti mortali per garantire i servizi”. A dirlo sono le consigliere regionali del Pd, Vanessa Camani (capogruppo) e Anna Maria Bigon (vicepresidente della commissione Sanità). “Come denunciamo da anni, anche attraverso uno studio che avevamo presentato nel 2021 e che conteneva precise proiezioni sulle carenze dei medici di medicina generale, si sta confermando un quadro pessimo per il Veneto. In termini assoluti e anche nel rapporto con le altre regioni. Evidente è il sovraccarico di pazienti seguiti dai singoli medici, con numeri che superano le 1.500 unità nel 68,7% dei casi. Con una saturazione che di certo, come denuncia anche Gimbe, non può consentire una presa in carico degli assistiti di qualità. Per non parlare delle carenze dei medici di medicina generale, che vedono il Veneto (-785) secondo solo alla Lombardia (-1.525) tra le grandi regioni. Segno delle conseguenze di un modello leghista sempre più improntato sulla privatizzazione dei servizi e sul depotenziamento della medicina territoriale”, affermano le due dem.

“È proprio di queste ore il grido d’allarme della Fimmg per un territorio importante come quello padovano, con una mancanza, tra medici di famiglia e guardie mediche, di ben 400 unità. E i disagi nei piccoli centri e nelle aree più disagiate si moltiplicano. Altro che assessorato agli anziani. Basterebbe garantire a loro e a tutte le persone un presidio di medicina territoriale”, continuano Camani e Bigon. “Crediamo- dicono in conclusione- che si debba cambiare rapidamente strada, valorizzando il lavoro prezioso dei medici di famiglia e garantendo sostegni concreti, a partire dal rafforzamento del personale amministrativo, adeguando in termini economici le borse per la formazione e trasformando la scuola regionale per medicina generale in specialità universitaria, al pari di ogni altra specializzazione. In generale va dunque reso appetibile questo ruolo, fondamentale peraltro anche per ridurre a monte gli accessi ai Pronto soccorso, altra piaga che trasforma in un calvario l’accesso al servizio e che espone a sua volta a stress e rischi di incolumità fisica gli operatori. Da anni avanziamo, inascoltati, queste richieste. Il tempo della propaganda è finito. La sanità veneta rischia il collasso, Zaia e la destra intervengano”.

comunicato stampa

 

Altro che Case di Comunità, i medici di famiglia sono a rischio estinzione in tutte le regioni. L’inchiesta

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