“I dati pubblicati da Arpav ci dicono che il Veneto è sulla strada giusta. Non sono ancora raggiunti gli obbiettivi prefissati ma siamo protagonisti di alcuni importanti traguardi da cui continuare a lavorare in maniera corretta. Siamo la prima regione italiana che, ancora nel 2004, si è dotata di un piano di tutela dell’atmosfera che prevede oltre 100 misure, aggiornato nel 2016 e rivisto anche quest’anno. Sostenute dalla Regione, infatti, sono azioni concrete e diffuse, solo per fare alcuni esempi, la rottamazione delle auto, quella delle vecchie stufe obsolete, l’efficientamento energetico degli edifici, il sostegno della viabilità ciclabile”.

Con queste parole l’assessore all’Ambiente della Regione del Veneto, Gianpaolo Bottacin, commenta il report “La Qualità dell’Aria in breve 2024”, riassunto in una nota dall’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione ambientale (ARPAV), pubblicata sul sito (https://www.arpa.veneto.it/arpav/comunicati-stampa/archivio-comunicati/comunicati-2025/la-qualita-dellaria-in-breve-2024).

Nella “fotografia” della situazione dell’inquinamento atmosferico in Veneto durante il 2024, ottenuta elaborando i dati provenienti dagli strumenti automatici della rete, si evidenzia, infatti, come nell’ultimo anno il numero di superamenti registrati dalle centraline è stato tendenzialmente inferiore al biennio precedente ed in linea con il bilancio del 2021, uno tra gli anni con i livelli di PM10 più bassi di sempre. Proseguendo fino ad un’analisi complessiva della situazione di tutti gli inquinanti misurati dalla rete automatica, arriva alla conclusione che il 2024 è da considerarsi per la qualità dell’aria tra gli anni migliori degli ultimi vent’anni, insieme al 2021 e allo scorso 2023. Si registra, inoltre, rispetto in tutta la rete dei valori limite annuali di biossido di azoto e particolato, insieme a una tendenza al miglioramento delle serie dei dati legati al valore giornaliero del PM10 e alle soglie dell’ozono.

“Sono numeri che premiano l’impegno – sottolinea l’Assessore – anche se resta il fatto che come tutto il bacino padano il nostro territorio soffre le conseguenze di un contesto geomorfologico da cui deriva uno scarsissimo ricambio d’aria. Questo unito alla realtà di una delle aree più antropizzate e industrializzate del mondo non rende semplice il rapido raggiungimento degli obbiettivi ma, come abbiamo dimostrato, si stanno ottenendo risultati molto positivi a cominciare dalla riduzione degli sforamenti annui dei limiti pari al 75% negli ultimi vent’anni”.

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