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Otto ore di sciopero anche in provincia di Vicenza

A seguito della rottura del tavolo di trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale Federmeccanica-Assistal, avvenuta durante l’ultimo incontro del 12 novembre 2024, le Segreterie nazionali di FIM, FIOM e UILM, insieme alla delegazione trattante, hanno proclamato lo sciopero del lavoro straordinario e il blocco di tutte le flessibilità a partire dal 15 novembre. Inoltre, FIM, FIOM e UILM hanno indetto uno sciopero di 8 ore in sostegno alle richieste presentate nella piattaforma unitaria.

“Per il territorio di Vicenza, lo sciopero sarà suddiviso in due momenti distinti, da attuare in ogni azienda nelle ultime 4 ore di ciascun turno, il 12 dicembre 2024 e il 14 gennaio 2025, salvo diversa organizzazione decisa dalle RSU aziendali – spiegano Davide Passuello, Morgan Prebianca  e Carlo Biasin – .  La rottura delle trattative è stata causata dalle associazioni imprenditoriali, che, invece di rispondere alle richieste contenute nella piattaforma unitaria, hanno reagito con una proposta che sembrava più una contro-piattaforma, generando confusione e aumentando le distanze su numerosi temi, comprese le questioni normative”.

“Per quanto riguarda l’aumento salariale, gli industriali hanno proposto un incremento basato sulle previsioni Istat dei prossimi 4 anni, una stima che non fornisce certezze concrete, con un possibile aumento in busta paga che potrebbe variare da 0 a 173 euro in quattro anni. – continuano i sindacalisti – .  Al contrario, FIM, FIOM e UILM chiedono un aumento minimo garantito di 280 euro in tre anni, oltre all’adeguamento dell’IPCA depurato dai costi energetici, nel caso in cui l’inflazione superi l’aumento minimo concordato. Le condizioni salariali dei lavoratori metalmeccanici devono essere tutelate, in particolare in relazione al contratto scaduto nel 2021 e agli accordi previsti dal patto della fabbrica. È necessario recuperare l’inflazione che pesa subito sui lavoratori, andando oltre il semplice recupero del potere d’acquisto e intervenendo per aumentare le retribuzioni”.

“La proposta degli industriali, inoltre, peggiora il meccanismo di erogazione salariale, posticipando di sei mesi il pagamento in caso di scostamenti tra inflazione prevista e consuntivata. Inoltre, non è stato considerato l’elemento di professionalità, che era stato negoziato nel 2021 ma non erogato nei due aumenti contrattuali successivi. – concludono –  Non ci sono stati nemmeno progressi su molte tematiche normative cruciali, come la parità di genere, la riduzione dell’orario di lavoro, lo smart working, la stabilizzazione dei contratti precari, gli inquadramenti e la formazione professionale, temi su cui non è arrivata alcuna risposta”.