Non si placano le polemiche dopo la vittoria di due cooperative del bando per l’assegnazione delle Rsa di Montecchio Precalcino, Il Cardo e San Michele, che ospitano malati psichiatrici e dopo la notizia che mandato letteralmente in tilt i famigliari degli ospiti, sono proprio questi a chiedere a gran voce: “Vogliamo una gestione pubblica”.

A prendere posizione e dichiarare di temere un peggioramento dei servizi, a causa del costo “a ribasso” per aggiudicarsi l’appalto, sono i genitori di alcuni ospiti, che hanno voluto farsi avanti per dichiarare apertamente le loro paure: “Siamo un gruppo di familiari di ragazzi disabili ospiti della struttura Rsa Il Cardo di Montecchio Precalcino, vogliamo portare alla pubblica attenzione una notizia che mai avremmo voluto ricevere. Vogliamo esprimere la nostra delusione e preoccupazione in merito alla perdita de La Casa della gestione della Rsa, trattandosi di soggetti particolarmente fragili e farci portavoce in quanto i diretti interessati non possono avere voce in capitolo ma sono i primi a pagare le conseguenze di scelte discutibili. Come familiari ci sentiamo esclusi da una decisione così importante che mette in discussione il benessere dei nostri cari. Ci sentiamo più tutelati con una gestione pubblica che dura da molti anni avendoci garantito continuità, rispetto ad un ente privato che non conosciamo e non sappiamo come lavora. Questi ragazzi hanno bisogno di punti di riferimento certi, di personale formato in questo ambito delicato e particolare; uno stravolgimento del personale porterà tantissimi disagi a soggetti che già hanno un equilibrio precario. Il dover affidare i propri cari a persone estranee al nucleo familiare non è stato facile e non lo è tutt’ ora, ma negli anni gli attuali operatori sanitari hanno dimostrato professionalità e vocazione per questa missione.  Preoccupa sapere se un ente privato potrà avere in carico personale all’altezza della situazione, in grado di esprimere una professionalità adeguata ad un compito così delicato. Vogliamo denunciare questo fatto perchè riteniamo molto grave che sia stata presa una decisione che mette al primo posto il denaro a scapito di chi è più fragile. Confidiamo che quanto esposto venga seriamente preso in considerazione da chi è delegato ad operare per la tutela della salute pubblica”.

Dello stesso avviso, oltre al sindaco di Schio Valter Orsi e ai consiglieri di Coalizione Civica, è Leonardo Dalla Vecchia, capogruppo consiliare scledense del Pd e capogruppo della Quarta Commissione Consiliare, che ha dichiarato: “Esprimo la mia preoccupazione. Preoccupazione per i familiari e ospiti della struttura che vivranno un periodo di lunga incertezza, incertezza non solo legata al fattore novità ma anche all’adeguatezza del servizio. Preoccupazione per i tanti dipendenti e per i loro familiari che rischiano di passare per un periodo, più o meno lungo, di mobilità. Preoccupazione per il nostro ente cittadino La Casa che dopo le innumerevoli difficoltà poste dalla pandemia ancora in atto si trova oggi ad affrontare una sfida cruciale che potrebbe portare ad un profondo cambiamento di gestione. La missione che aspetta il Cda in carica e quello futuro sarà tutt’altro che semplice, ed imporrà al nostro Comune un impegno concreto a tutela dell’ente. L’Ulss e la Regione hanno mostrato, anche in questo caso, che il loro obiettivo è quello di abbassare il costo dell’assistenza, premiando l’offerta per loro più vantaggiosa e senza considerare la qualità del servizio offerto dall’ente scledense. Puntare però il dito solo sui costi e sulla volontà regionale di privatizzare un servizio offre una visione limitata del problema. La situazione che si è prodotta a Montecchio è un effetto più o meno diretto dell’incorporazione della nostra Ulss. L’Ulss Pedemontana ha sempre percepito la struttura di Montecchio come un corpo estraneo, e come tale andava esternalizzato; esso invece ha rappresentato, per più di vent’anni, l’efficienza di un servizio sociale dell’Alto Vicentino, di una sanità capace di integrare assistenza sanitaria e assistenza sociale. Perché se da un lato è sempre stato legittimo guardare ai costi del servizio, in passato le dirigenze dell’Ulss hanno sempre cercato di preservare il comparto sociale e capivano che era altrettanto importante preservare la tenuta di un ente come quello de La Casa di Schio. Oggi evidentemente non è più così, e per la dirigenza bassanese e regionale l’unico fattore premiante è quello economico. Anche se tale scelta rischia di produrre danni ingenti per un intero territorio. In questa scelta non si sono tenute in considerazione logiche legate al territorio, alla sua capacità di offrire un servizio di qualità, da questa vicenda tutto l’Alto Vicentino ne esce fortemente indebolito”.

Diverso il parere di Alex Cioni, capogruppo consiliare di Prima Schio –Schio Città Capoluogo, che sostiene: “Si sta innescando una polemica politica di natura ideologica che non aiuta a fare chiarezza. Siamo d’accordo che la tutela dei lavoratori è un elemento importante, come del resto lo è essere in grado di garantire un servizio efficiente e di qualità. Ma per dare un giudizio ponderato nei confronti di uno scenario che comunque era stato ampiamente previsto, sarebbe buona regola leggere le carte. A meno che non si sia in malafede e si voglia utilizzare strumentalmente anche questo tema per gettarlo nell’arena di un futile e noioso scontro politico. Quando si parla di servizi sociali e assistenziali, non sono sufficienti le dichiarazioni di circostanza, servono piuttosto scelte oculate e persone competenti nei vari comparti gestionali. Sarebbe opportuno chiamare in causa degli esperti esterni che non siano direttamente coinvolti con La Casa per procedere con un’analisi approfondita di tutta la documentazione che interessa la partita di Montecchio Precalcino e la gestione complessiva dell’ente pubblico”.

A.B.

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