Due speleologi si perdono tra le decine di diramazioni del Buso della rana e si ritrovano, ormai privi di forza, a 3 chilometri e mezzo dall’ingresso. È l’emergenza ipotizzata nella due giorni di esercitazione in grotta che ha coinvolto, sabato e domenica scorsa, oltre 70 soccorritori della VI Delegazione speleologica Veneto – Trentino Alto Adige.
Sabato mattina poco prima delle 8, appena scattato ‘l’allarme’ per il mancato rientro, due squadre, composte da 13 soccorritori ognuna, sono partite e in 3 ore hanno percorso gallerie e cunicoli della grandiosa cavità carsica semiallagata fino a raggiungere i due figuranti.
Ogni squadra ne ha preso uno in carico e, dopo averlo imbarellato, ha iniziato il percorso a ritroso verso l’esterno. Prima però, per garantire le comunicazioni con il campo base, tre squadre di telefonisti hanno steso in tre porzioni il lungo cavo che ha permesso il costante scambio di informazioni lungo la progressione. Nelle operazioni di recupero sono state impiegate tecniche avanzate di trasporto in barella, per consentire il superamento di tratti complessi anche con squadre ridotte. Dopo 10 ore di avanzamento, ciascuna squadra è stata sostituita da una nuova con personale ‘fresco’.
I primi soccorritori sono quindi usciti per riprendere forze e riposarsi, mentre i due cambi hanno proseguito e sono usciti dalla grotta all’alba di domenica. Era presente anche un istruttore nazionale sanitario speleo, con cui i soccorritori hanno ripassato le manovre Stc, Speleo trauma care, direttamente in grotta, per un riepilogo sull’utilizzo dei presidi e delle tecniche di gestione e trasporto degli infortunati che, in un intervento reale, sono seguiti durante l’intero svolgimento del soccorso anche da medici e infermieri.