Confindustria Vicenza accoglie positivamente gli esiti dell’esame parlamentare della Legge di Bilancio, che ha portato a miglioramenti significativi – grazie anche al pungolo del sistema confindustriale -, ma “pur coscienti dei limiti entro i quali è necessario operare – afferma la Presidente Laura Dalla Vecchia –, non vediamo misure sufficienti a rispondere appieno alle crisi, in atto ormai da oltre un anno, del sistema industriale italiano”.
La Presidente degli Industriali berici sottolinea i progressi ottenuti grazie a un confronto costruttivo con il Governo e il Parlamento, ma non mancano le riserve su alcuni punti cruciali che richiedono maggiore attenzione: “Confindustria ha svolto un lavoro intenso e mirato durante le audizioni, portando all’attenzione delle istituzioni le necessità urgenti per il sistema industriale. Un risultato importante riguarda la nuova IRES premiale, che prevede una riduzione dell’aliquota dal 24% al 20% per le imprese che decidono di reinvestire gli utili a certe condizioni, che vanno nella direzione di incentivare l’innovazione e lo sviluppo. Questa misura è in linea con una delle nostre principali richieste, ovvero quella di favorire gli investimenti privati, l’unica vera leva per la crescita. In un periodo caratterizzato da difficoltà evidenti per le imprese, l’attenzione alla capitalizzazione e all’innovazione è un passo fondamentale per rilanciare il sistema industriale italiano”.
Cauta soddisfazione anche per la stabilizzazione delle misure sul cuneo fiscale: “Positivo che si sia fatto ordine, con la conferma della riduzione strutturale dell’imposta sul reddito da lavoro dipendente fino a 40.000 euro e con la deduzione maggiorata per le nuove assunzioni. Chiaro che le risorse sono quelle che sono, per cui l’impatto sarà comunque limitato; mi preoccupa invece di più che le risorse non arrivino, almeno così emerge ad oggi, da riduzioni strutturali di spese improduttive, ma siano state ricercate attraverso tagli alle detrazioni fiscali, che vanno nella direzione opposta al favorire i consumi.
Tuttavia, il lavoro svolto dal Ministro Giorgetti va apprezzato per aver evitato, ancora una volta in questa legislatura, l’attuazione di politiche di spesa eccessiva che avrebbero ulteriormente incrementato debito e deficit, oltre a far salire lo spread, per accontentare l’una o l’altra conventicola del caso. Il controllo del debito pubblico è fondamentale, poiché rappresenta una tassa implicita su tutti gli italiani, gravando in particolare sulle giovani generazioni che erediteranno il peso degli squilibri economici”.
Per gli Industriali, però, mancano misure strutturali per sostenere l’innovazione, la competitività industriale: “Fermo restando i limiti oggettivi, di bilancio e di equilibri europei e internazionali, che ci sono e sono pesanti; non possiamo nascondere le nostre preoccupazioni su alcuni aspetti cruciali. La Legge di Bilancio non affronta in modo adeguato la necessità di una visione strategica di lungo periodo per la politica industriale del Paese. Le misure per favorire gli investimenti sono ancora troppo limitate. Il nostro sistema industriale ha bisogno di sentire un paese che lo appoggia, che non metta limiti invalicabili alla libera impresa, che non impedisca alle persone che lavorano di fare in maniera competitiva il loro mestiere. Prendiamo ad esempio la complessità dell’accesso alle misure per la trasformazione 5.0 o la misura da reminiscenze sovietiche che prevedeva la presenza di un rappresentante del MEF negli organi societari di chi riceveva contributi statali. Confindustria aveva sollevato preoccupazioni in merito, e fortunatamente la misura è stata rivista in sede parlamentare. Sebbene il nuovo approccio, che prevede l’invio di una relazione annuale sull’utilizzo dei fondi, sia sicuramente un passo positivo, crediamo che il sistema degli incentivi e dei fondi pubblici debba essere strutturato in modo da favorire l’efficienza, evitando complicazioni burocratiche che possano ostacolare il buon andamento delle imprese. Fateci fare il nostro lavoro!”.
Le crisi nell’automotive e la carenza di sviluppo in ambito digitale, nazionale ed europeo, sono altri punti critici: “Un altro aspetto che non possiamo ignorare è l’assenza di misure per il settore automotive, che sta affrontando una trasformazione che porta ad un rischio esistenziale di questa industria nell’UE. La perdita di competitività di questo settore cruciale per l’economia italiana richiede interventi mirati e decisi. La transizione energetica e la ‘softwarizzazione’ dell’automotive non possono essere trattate come opportunità secondarie. Invece, devono diventare la base per politiche industriali specifiche che consentano alle aziende di affrontare la concorrenza internazionale. Su digitalizzazione e impatto dell’Intelligenza Artificiale, poi, oltre alla regolamentazione, bisogna prevedere un piano europeo di sviluppo: non possiamo lasciare tutti i nostri dati e il nostro know-how industriale nelle mani di 2-3 player americani il cui giro d’affari, per non parlare delle capitalizzazioni, e potere politico-elettorale valgono quanto nazioni intere. Anche questo è un pericolo esistenziale e mi pare non ce ne sia davvero coscienza, né a Roma né a Bruxelles.
In definitiva, con la legge di bilancio si può cercare di fare qualcosa per migliorare talune situazioni, ma è la prospettiva di più ampio respiro che va cambiata. In quanto paese fondatore e seconda potenza manifatturiera dell’Unione, siamo noi che dobbiamo imporci a livello europeo per sviluppare strategie di crescita politica ed economica, non giocare solo in difesa, contribuendo ad alimentare i già numerosissimi individualismi dei singoli paesi. Dobbiamo essere credibili, con azioni concrete come la cura del nostro debito, e poi, però, far pesare tutte le grandi qualità che abbiamo a livello sovranazionale”.