Pioggia fino a 229 millimetri in sei ore, con picchi di 70 in mezz’ora, e 148 in pianura… “Rovesci impressionanti” con l’effetto di “danni importanti, tre sfondamenti arginali” (Castelnuovo, Isola Vicentina e Villaverla), un paio di ponti “andati” a Malo, “frane e casini vari…”. Insomma, “un momento di oggettiva difficoltà” che in Veneto dura da ieri e che il presidente Luca Zaia riassume così: “una alluvione a metà maggio non ce la aspettavamo. E’ stato un fatto inusuale”, che è andato peggiorando da ieri di ora in ora fino a dover richiedere l’attivazione dell’unità di crisi e a dichiarare lo stato di emergenza. Una fase che “ci sta mettendo in difficoltà” tanto da diventare l'”unica volta che abbiamo aperto tutti i bacini di laminazione”, ma la “notizia è che grazie ai bacini di laminazione abbiamo evitato un disastro…”. A Vicenza, il Ponte degli Angeli vedeva l’acqua ai massimi, poco di più “e oggi a Vicenza i Vigili del fuoco andavano in giro con il gommone”. Ci sono stati allagamenti diffusi nella bassa padovana, ha sofferto il vicentino, ci sono tanti scantinati allagati… Ma grazie alle opere idrauliche (i sei bacini di laminazione sono parzialmente pieni), che il Veneto rivendica come vanto e modello, le bombe d’acqua hanno sì colpito ma il territorio ha ‘retto’. Zaia comuqnue invita i veneti a documentare i danni con le foto per poi avviare le pratiche per i ristori. Vero è che ancora una volta si tocca con mano l’impatto dei cambiamenti climatici. Fenomeni come quello a cui si è assistito “a maggio non risultano”, evidenzia l’assessore alla Protezione civile Giampaolo Bottacin. I picchi di 70 millimetri d’acqua in mezz’ora sono “quantità enormi e non abbiamo memoria di precipitazioni così copiose in 30 anni”.
“Non è finita, restate a casa”
Questa mattina c’è stata un’attenuazione dei temporali, ma poi ha ripreso a piovere e i modelli previsionali dicono “che non è ancora finita”: in Veneto è atteso per oggi un nuovo bollettino “importante” che dirà come l’ondata di maltempo si sta spostando sulla parte orientale della regione (verso Venezia, Treviso, e la parte orientale della provincia di Belluno) in direzione Friuli Venezia Giulia. Ma anche padovano e vicentino restano sorvegliati speciali perchè sono territori “iperstressati” dalla pioggia iniziata ieri. Da ieri però tanti cittadini lamentano che le previsioni sembravano molto meno problematiche. E’ stato fatto quello che si doveva, ribatte l’assessore alla Protezione civile Giampaolo Bottacin ricordano che ieri sera il livello di allerta è stato alzato, i bacini di laminazione aperti; e comunque, precisa il presidente Luca Zaia, “non è che con il livello di allerta gialla si possono dormire sonni tranquilli, non è che con il giallo si vanno a fare delle scampagnate”. In passato, ricorda, durante una allerta gialla ci fu anche un decesso. “La macchina dei soccorsi è stata messa in campo da ieri mattina, abbiamo mosso autotreni di sacchi, a noi non risultano situazioni puntuali di ritardo” rispetto alla attivazione delle contromisure al maltempo, dice Bottacin. E visto che previsioni sono ancora critiche, Zaia fa una “preghiera ai cittadini perchè siano prudenti”, chiede di “evitare di uscire e di fare lunghi percorsi” di spostamento, di non trovarsi in mezzo ad un acquazzone o in una strada che si allaga almeno fino a domani. Fate movimenti per lo stretto necessario”, dice, ma “senza diffondere allarmismo” e ribadendo che non si devono andare a fare foto lungo gli argini ai fiumi in piena.
Le previsioni delle prossime ore, dice il presidente del Veneto, “ci impongono di dire di fare molta attenzione, non fate foto ai fiumi in piena, c’è sempre il rischio di uno sfondamento arginale” e in generale “avremo battaglia” dal punto di vista meteo, “fino a domani e poi vedremo come si mette”. Tra i temi toccati da Zaia anche il problema di tassi e nutrie responsabili dell’indebolimento degli argini che hanno vacillato. “Non faccio una crociata contro le nutrie, ma la salute e la sicurezza dei cittadini vengono prima…”, dice. Altri disagi e problemi poi derivano dal fatto che la rete di scarico delle acque meteoriche in molti punti risale agli anni ’50 e dunque non è in grado di assorbire i quantitativi di pioggia che cadono ora.