Nei giorni scorsi, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, hanno concluso, in collaborazione con personale del locale Ispettorato del Lavoro, un controllo in materia di sommerso da lavoro, che ha permesso di scoprire, tra i filari di un vigneto di Montebello Vicentino, 8 lavoratori in nero intenti a vendemmiare, di cui uno sprovvisto di permesso di soggiorno.
Nello specifico, tra gli 8 braccianti agricoli, tutti di nazionalità indiana, individuati dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Arzignano, uno è risultato essere “richiedente asilo”, impiegato tuttavia dal titolare dell’azienda vinicola dopo soli 36 giorni dalla presentazione dell’istanza di protezione internazionale alla Questura di Verona, invece dei 60 giorni previsti dal D.lgs. 286/98. L’imprenditore è stato quindi denunciato all’Autorità Giudiziaria berica per aver violato la disciplina in materia di “lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato” contenuta nel Testo Unico sull’Immigrazione.
Nei suoi confronti è stata inoltre irrogata la maxi – sanzione per lavoro nero che, nel caso specifico, va da un minimo di 12.600 euro fino ad un massimo di 75.600 euro per i 7 braccianti agricoli impiegati nella raccolta dell’uva senza un regolare contratto di lavoro, e una sanzione amministrativa che va da un minimo di 4.320 euro ad un massimo di 12.960 euro, per essersi avvalso dell’opera di un richiedente asilo, senza rispettare i termini previsti dalla normativa sull’immigrazione.
Essendo stato inoltre riscontrato l’impiego di personale non risultante dalla documentazione obbligatoria in misura superiore al 10% del totale dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro, ai sensi dell’art. 14 D. Lgs. n. 81/2008, i funzionari dell’Ispettorato del Lavoro di Vicenza hanno emesso il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, i cui effetti sarebbero decorsi in un secondo momento, trattandosi di un settore produttivo caratterizzato dalla stagionalità, misura poi revocata a seguito della regolarizzazione delle posizioni
lavorative dei 7 soggetti trovati a prestare la propria attività in nero.
Inoltre, avendo rilevato, a carico del titolare della ditta individuale, l’impiego alle proprie dipendenze di un lavoratore straniero privo del permesso di soggiorno e/o di altra documentazione necessaria in tal senso, gli operanti hanno proceduto al suo deferimento all’Autorità Giudiziaria berica per l’ipotesi di reato di cui all’art.
22, comma 12, del D. Lgs 286/1998.
L’attività svolta si inquadra nella più ampia azione condotta dalla Guardia di Finanza volta ad individuare situazioni di sfruttamento di manodopera che, oltre a costituire una grave forma di concorrenza sleale nei
confronti degli operatori economici onesti e rispettosi della legalità, rappresentano principalmente un danno in capo ai lavoratori stessi, ai quali, infatti, non vengono riconosciuti i basilari diritti previsti dalla legge.
Si rappresenta che la misura è stata adotta d’iniziativa da parte della polizia giudiziaria e che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
Il comunicato è stato autorizzato dall’Autorità Giudiziaria per motivi di interesse dell’opinione pubblica.
Fonte Guardia di Finanza