Dal 6 luglio ad oggi in Veneto sono entrati in terapia intensiva 12 pazienti Covid, tutti non vaccinati. Lo comunica l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, intervenendo oggi in conferenza stampa dalla sede della Ulss 3 Serenissima a Mestre. Il paziente più giovane in terapia intensiva ha 21 anni, ed è stato ricoverato a Verona dopo essere rientrato da Barcellona con una sintomatologia già importante.
‘Stiamo valutando situazione no vax’
“Ogni azienda sanitaria sta valutando nelle sue commissioni le singole posizioni del personale vaccinato e non, e dopodiché come prevede la legge ci saranno le azioni dovute”, chiarisce Lanzarin. “Ma è chiaro che ci sono situazioni che rischiano di mettere a rischio la tenuta del sistema sanitario”.
“Invitiamo tutti i veneti che ancora non si sono prenotati, e che magari pensano di farlo a settembre, ad anticipare la vaccinazione”, afferma Lanzarin.
Zaia: ‘Somministrate 5mln di dosi’
“In Veneto oggi abbiamo superato quota cinque milioni di dosi di vaccinazioni: nonostante la carenza e la penuria di vaccini, è il successo di una grande squadra”. Così il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, commenta il traguardo raggiunto. “Voglio esprimere un grazie di cuore agli uomini e alle donne di questa grande macchina della sanità veneta: alle 1.600 persone che operano in 60 punti vaccinali, ai medici di base e alle farmacie. Il mio grazie non va solo agli operatori sanitari, ma va esteso anche a tutto il mondo del volontariato: alla Protezione civile, a tutti, davvero tutti i volontari che la animano, alla Croce rossa e a tutte le associazioni che supportano la nostra macchina”, continua il presidente, che invita tutti i veneti che ancora non hanno prenotato la vaccinazione a farlo. I dati diffusi dal bollettino regionale parlano di 5.003.933 dosi somministrate, di cui 2.728.426 prime dosi e 2.275.506 seconde dosi.
Il rapporto dell’Iss
L’Istituto superiore di sanità ha aggiornato il suo rapporto epidemiologico settimanale sull’andamento della pandemia in Italia osservando un rapido aumento dell’incidenza settimanale a livello nazionale che ha raggiunto i 14 casi per 100.000 abitanti nel periodo dal 5 all’11 luglio, a fronte dei 9 per 100.000 abitanti nel periodo dal 28 giugno al 4 luglio.
L’età mediana dei soggetti segnalati al sistema di sorveglianza con infezione confermata da virus SARS-CoV-2 nelle ultime due settimane è pari a 29 anni (range 0- 101 aa).
Nelle ultime due settimane il 26,7% dei casi totali ha un’età inferiore a 19 anni, il 62,3% ha una età compresa tra 20 e 59 anni e il 11% ha un’età superiore a 60 anni.
Nel periodo 23 giugno–6 luglio 2021, l’indice di trasmissibilità (Rt) medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,91 (range 0,67– 1,32), in deciso aumento rispetto alla settimana precedente (16 giugno–29 giugno 2021 0,66, range 0,62– 0,85) e sopra uno nel limite superiore. Si osserva in particolare che l’Rt “augmented” al 6 luglio è significativamente sopra la soglia epidemica [1.24 (1.21-1.27)]. L’elevata proporzione di nuove diagnosi tra giovani soggetti asintomatici va ulteriormente considerata nella lettura di queste stime di trasmissibilità.
Nel 74,2% dei casi diagnosticati nell’ultima settimana è riportata una trasmissione locale (autoctona) dell’infezione, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (76%); nel 5,2% i casi provengono da un paese estero e lo 1,1% da altra Regione/PA (nel 19,5% dei casi l’informazione non è nota).
La maggior parte dei casi segnalati in Italia sono stati identificati negli ultimi 14 giorni in soggetti non completamente vaccinati, cioè che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino SARS-CoV-2 o che sono stati vaccinati con la prima dose o con il vaccino mono dose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria completa al vaccino.
La percentuale dei casi tra i vaccinati è infatti largamente inferiore alla percentuale dei casi tra i non vaccinati. Se i vaccini non fossero efficaci nel ridurre il rischio di infezione, non si osserverebbero differenze nel numero di casi tra vaccinati e non vaccinati. Le differenze osservate dimostrano che i vaccini sono efficaci nel ridurre il rischio di infezione, di ospedalizzazione, di ingresso in terapia intensiva e di decesso.
Le differenze sono ancora più evidenti quando i dati vengono stratificati per fascia di età. Nella fascia d’età 80+ anni, negli ultimi 30 giorni, il 36% delle diagnosi di SARS-COV-2, il 50% delle ospedalizzazioni, l’81% dei ricoveri in terapia intensiva e il 66% dei decessi sono avvenuti tra coloro che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino e che rappresentano il 9,5% della popolazione in questa fascia d’età.
Si evidenzia che tra i casi ospedalizzati questi sono molto più frequentemente a carico della popolazione non vaccinata.
L’efficacia complessiva della vaccinazione, aggiustata per età, è superiore al 70% nel prevenire l’infezione in vaccinati con ciclo incompleto (71,3%, IC95%: 71,0%-71,7%) e superiore all’88% per i vaccinati con ciclo completo (88,5%, IC95%: 88,3%-88,7%).
L’efficacia nel prevenire l’ospedalizzazione, sale all’ 80,8% con ciclo incompleto (IC95%: 80,1%-81,6%) e al 94,6% con ciclo completo (IC95%: 94,3%-94,9%).
L’efficacia nel prevenire i ricoveri in terapia intensiva è pari all’88,1% (IC95%: 86,3%-89,7%) con ciclo incompleto e a 97,3% con ciclo completo (IC95%: 96,4%-98,0%).
Infine, l’efficacia nel prevenire il decesso è pari a 79,0% (IC95%: 77,4-80,6%) con ciclo incompleto e a 95,8% con ciclo completo (IC95%: 95,3%- 96,3%).
Un altro effetto della campagna vaccinale è la diminuzione nell’età mediana dei casi di COVID-19, dato che le categorie prioritarie per il vaccino sono state le fasce di età più avanzate.
L’età mediana dei casi al primo ricovero è diminuita nell’ultima settimana (52 anni), così come l’età dei casi all’ingresso in terapia intensiva (63 anni).