La Regione Veneto ha avviato la procedura sul ridimensionamento della rete scolastica, che porterà gli Istituti scolastici dagli attuali 592 a 550, 42 in meno. Scelta che viene giustificata con la riduzione del numero degli studenti per il prossimo triennio. Ma per la Cgil non è questa la strada per migliorare la qualità dell’offerta formativa. Per Marta Viotto, segretaria Flc-Cgil Veneto, proprio sulla base dei numeri, occorre “fare ben altro. Vanno ridotti gli alunni per classe: dagli attuali 26 con eccedenze fino a 29, a un massimo di 22 per tutti gli ordini di scuola. Non va superato il numero di 20 alunni nelle classi in presenza di ragazzi con disabilità. Va esteso il tempo pieno e prolungato, assumendo tutti i provvedimenti necessari al suo funzionamento”. Non solo. Bisogna aumentare “le insufficienti dotazioni di personale Ata per quanto riguarda la gestione delle segreterie e per sorveglianza e pulizia”. Ma questo intervento “non è possibile con gli attuali vincoli di spesa, che andrebbero allentati soprattutto per le cosiddette aree interne, quelle che rischiano di più disagi, isolamento, spopolamento: garantire la presenza dell’istituzione scolastica nei comuni montani o nelle piccole isole non può essere considerato uno spreco, bensì un investimento a favore delle specifiche comunità locali”.
Con la sua strategia, la Regione Veneto per la Cgil “sbaglia”, e sbaglia perchè non ha “mai ascoltato” sindacati, personale della scuola, famiglie, studenti, Consigli d’istituto, le amministrazioni locali, e non ha “dato le corrette e trasparenti informazioni sul perché interpreti nel modo più restrittivo le disposizioni nazionali sulla programmazione della rete scolastica e dell’offerta formativa”. E così si orienta, “per ragioni di natura economica, che non tengono conto delle compensazioni del numero degli alunni su base regionale”, su una “scelta che non ha nulla a che fare con il miglioramento della scuola, dal quale difficilmente si potrà tornare indietro”. Il che spinge la Flc a “contrastare queste decisioni che danneggeranno pesantemente l’intero sistema scolastico”, conclude Viotto