La vita dell’allevatore è sempre più complessa e dura. A rivelarlo il presidente dell’Associazione regionale allevatori del Veneto, Floriano De Franceschi, in occasione dell’assemblea generale ordinaria, alla quale hanno preso parte l’assessore regionale all’Agricoltura, il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, la senatrice Mara Bizzotto, ed il dirigente di Veneto Agricoltura, Gianluca Fregolent.

“Lo strascico determinato del Covid, come si temeva, non è stato passeggero. Negli allevamenti, pur registrando una riduzione dei costi delle materie prime alimentari, per quanto riguarda meccanica e ricambistica – spiega il presidente De Franceschi – ci pare sempre più remoto l’auspicio di ritornare ai livelli ante 2022. Per l’energia elettrica, il prezzo, pur essendosi ridimensionato, è molto più elevato e rimane stabile a valori significativamente superiori rispetto alla media storica. Pesantissima ed in peggioramento, poi, l’evoluzione del costo del denaro, un macigno per la posizione finanziaria delle aziende”.

Fauna selvatica. La situazione non soltanto non migliora, specie rispetto alla diffusione del lupo, ma si è ulteriormente aggravata. “In primis in Alpago, la presenza del lupo è aumentata e molti piccoli allevamenti hanno chiuso – prosegue il presidente De Franceschi – con una decimazione degli animali allevati, a cominciare dalla pecora di razza Alpagota. Auspichiamo si concretizzino in tempi non biblici gli indirizzi definiti a fine 2023 in Unione Europea, dando avvio ai tecnicismi indispensabili per riportare il livello di protezione della specie lupo da “strettamente protetto” a “protetto”. Grande preoccupazione, poi, desta l’incontrollata diffusione del cinghiale, portatore della Peste Suina Africana, che mette a rischio l’intero comparto dell’allevamento suino. Non si può più attendere, va al più presto applicato il Piano Straordinario di contenimento di questo animale, e qui anche la Regione Veneto deve fare la sua parte”.

Le provocazioni mediatiche. Con la proiezione del film “Food for Profit”, con l’onda lunga della puntata di Report del 5 maggio scorso, si è toccato l’apice della malafede e della demagogia contro il mondo zootecnico ed agricolo. “Si tratta di campagne mediatiche che si basano su informazioni ingannevoli, scientificamente infondate ed ideologiche – sottolinea il presidente De Franceschi – il cui unico fine è quello di cambiare le abitudini alimentari della collettività. Con gli onesti di quella frangia minimale di cittadini ci confronteremo”.

La scienza scagiona la zootecnia. I dati emersi nei convegni promossi da Arav in ottobre a Bressanvido ed a marzo, nell’ambito di Passione Veneta, non lasciano spazio a dubbi. Le emissioni totali italiane di anidride carbonica sono così distribuite: produzione di energia 78,40%, industria 8,14%, agricoltura 8,57%, altro (rifiuti) 4,88%. Per quanto riguarda l’agricoltura, la zootecnia rappresenta il 60,46% e corrisponde al 5,18% del totale, senza dimenticare che i prati e i pascoli immobilizzano la CO2 atmosferica e che le superfici su cui insiste la zootecnia ne assorbono l’1,93%, per cui il bilancio netto dal 5,18 passa al 3,25%. Non è possibile che, a fronte di questi dati scientifici, il 5 maggio Report trasmetta una slide si indica che più di 500.000 persone ogni anno muoiono a causa delle emissioni provenienti dall’agricoltura: un atto di vero e proprio terrorismo mediatico.

Il progetto Leo, positivo caso di studio in ambito Fao. Conclusosi nel 2023 con un evento di presentazione dei risultati di sette anni di lavoro, che hanno consentito la nascita di una enorme banca dati condivisa sfruttando le potenzialità dei Big Data, il Progetto Leo ha riscontrato grande interesse in chiave One Health nel corso di un recente workshop della Fao sui sistemi di controllo della minaccia della salute animale, basati su conoscenza dei rischi, analisi e previsione, comunicazione degli avvertimenti e preparazione alla risposta a tutti i livelli nella gestione delle minacce per la salute degli animali. La Fao ha confermando come l’impiego dell’Open Data Leo possa essere di grande utilità anche per monitorare l’eventuale presenza di contaminanti nelle acque provenienti dal settore zootecnico ed il loro impatto sulla salute animale. Questo patrimonio di dati non può essere disperso ed è indispensabile il suo continuo aggiornamento.

La preziosa collaborazione con la Regione Veneto. “Ringraziamo sinceramente la Regione Veneto, dalla parte politica a quella amministrativa, per la costante collaborazione e condivisione degli obiettivi. Con lo stanziamento di 1 milione e 150 mila euro – prosegue il presidente De Franceschi – la Regione Veneto dimostra chiaramente di credere nel nostro progetto di lavoro a supporto del miglioramento genetico delle stalle venete”.

In aumento la produzione di latte nel Veneto. L’Italia si sta avvicinando sempre più all’autosufficienza per il consumo complessivo di latte, attestandosi al 92%. Ed il Veneto, nei primi tre mesi nel 2024, spicca intermini di aumenti, con il +3,42% rispetto allo scorso anno, superando la media italiana, che si posiziona al 2,12%, mentre quella europea è all’1,20%. Ad un aumento delle produzioni venete, fa da contraltare una progressiva riduzione delle stalle attive, 2141 nel 2023, contro le 2295 del 2022), con un aumento delle produzioni aziendali medie annue.

“Purtroppo, nei primi mesi del 2024 stiano amaramente constatando il trend di stalle in chiusura. Da questo punto di vista – sottolinea il presidente De Franceschi – reputiamo necessario ribadire il concetto che quando chiude una stalla non riapre più e si perde un intero sistema fatto di animali, prati, persone impegnate ad essere presidio del territorio, con tutto ciò che ne deriva sotto il profilo sociale, ambientale, di mancanza della manutenzione del territorio con aumenti dei rischi di dissesto”.

Il valore dei dati dei controlli funzionali. I numeri raccolti dai tecnici di Arav nelle stalle sono determinanti per la conservazione della biodiversità ed il miglioramento genetico delle razze allevate. “Il Sistema Allevatori è impegnato, giorno dopo giorno, – prosegue il presidente De Franceschi – a migliorare la genetica bovina italiana per consolidarne le sue posizioni al top a livello mondiale sotto il profilo produttivo, accompagnando questo fine a quello di ottenere qualità del latte con adeguate attitudini casearie, frutto di allevamenti in cui il benessere animale è il perno attorno al quale ruota tutta l’attività. Di conseguenza, il valore dei Controlli Funzionali sta nella fondamentale funzione di concorrere a far ottenere un miglioramento genetico capace anche di dare trasparenza alla filiera, a partire dalla gestione delle stalle”.

Il fondamentale supporto dell’assistenza tecnica specializzata. Assistenza tecnica specializzata su benessere animale, benessere ambientale, valutazioni tecniche, razioni, analisi sanità delle stalle, valutazioni – veterinarie, agronomiche, del nutrizionista – che confermano in maniera incontrovertibile quanto sia sostanziale l’utilizzo dei dati del Controllo Funzionale per la gestione della sanità degli allevamenti. In questo ambito risulta fondamentale e strategica la collaborazione in atto con l’Università di Padova, anche rispetto alla formazione del personale del laboratorio tecnico di Arav.

Attività del laboratorio tecnico di Arav. Nel 2023 il laboratorio Arav ha processato oltre 800 mila campioni di latte. Un servizio fondamentale, messo a disposizione degli allevatori, per determinare la qualità del latte prodotto dalle singole bovine in termini funzionali al miglioramento del profilo genetico. Le analisi svolte consentono, sulla base della qualità del latte, di differenziarne il prezzo, valutarne il grado di idoneità alla caseificazione, ottimizzare la razione alimentare, riducendo gli sprechi e l’inquinamento ambientale e, infine, determinare la salubrità del latte e dei prodotti derivati dal latte e delle carni per garantire la sicurezza alimentare del consumatore finale.

Le progettualità di Arav. “Oltre a tutto questo, nell’ambito del Psr Veneto e del Csr 2023-2027 – conclude il presidente De Franceschi – stiamo portando avanti numerose progettualità dedicata agli allevamenti veneti e che si propongono di lavorare sulla qualità del latte per garantire prodotti finali sempre migliori ed una sostenibilità economica alle nostre aziende, sempre nel rispetto del benessere animale e, naturalmente, dell’ambiente”.

L’assessore regionale Caner, nel corso dell’incontro ha osservato come: “Il lavoro che gli allevatori veneti fanno sul fronte della qualità del latte e della riduzione dell’uso degli antibiotici è importante e va trasferito il più possibile ai consumatori, anche per sfatare le tante, troppe fake news ancora in circolazione. Da poco abbiamo chiuso i bandi regionali per la riduzione dei gas climalteranti e sul benessere animale, con una risposta straordinaria degli allevatori, con rispettivamente 160 e 288 domande, per quasi 55 milioni di sovvenzione. Tutto questo, a dimostrazione del fatto che vogliamo essere coerenti con le battaglie in atto, per tutelare gli allevatori, le cui domande ammissibili saranno in toto finanziate. Una risposta chiara al mondo ambientale, così come a chi produce”.

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