“Nessuno ha fiatato, tutti hanno votato” anche soprattutto perchè “è un bilancio virtuoso”. Luca Zaia, presenta così ai cronisti la manovra di bilancio ‘bollinata’ oggi dalla giunta, quella con l’aumento dell’Irap che deve portare nelle casse della Regione Veneto circa 50 milioni in più. Manovra contestata anche in maggioranza da Forza Italia, ma passata via liscia in giunta, segnala Zaia. Il Veneto resta però “tax free”, rivendica ancora il suo presidente, e l’Irap, in fondo, è una “manovrina” che “non è sulla testa dei cittadini”, bensì “chirurgica” per rispondere ad una serie di partite e spese “obbligatorie” senza andare a intaccare l’erogazione dei servizi. Certo, come dice l’assessore al Bilancio Francesco Calzavara, l’Irap “capiamo che possa essere assolutamente non condiviso, ma genera una liquidità che permette di garantire i servizi e pagare nuove incombenze”. Il ritocco Irap tocca 184.249 aziende, per 146.694 vale un +0,10%, per 37.555 +0,50%, “doloroso ma- auspica Calzavara- comprensibile” nelle sue ragioni e obiettivi: 14 euro in più per un bar, 34 per un minimarket, 88 euro per una pmi che fattura un milione, 2.190 euro per una azienda che ne fa 25. Si poteva fare diversamente? No, ribatte Zaia pensando a chi tira in ballo i 10 miliardi e 545 milioni di cui dispone la sanità. “Vedo qualche addetto ai lavori che dice cazzate: i fondi per la sanità sono intoccabili. Non si può dire che potevamo fare una roba e non fare l’Irap: i soldi della sanità sono per la sanità, è legge nazionale. Vedo però dichiarazioni di gente a cui dovrebbero azzerargli le cariche: dire che si poteva limare sulla sanità è leggere l’alfabeto al contrario, è da bocciare, è la dimostrazione che la gente non sa di cosa parla”.

Zaia assicura di essere “il primo che dice di no alla tassazione” ma questa è una manovra “chirurgica. Comprendo tutte le espressioni” di contrarietà, ma questa “manovra non diffonde inquietudine” colpendo indistintamente tutti, anzi, e “ringrazio chi con onestà intellettuale riconosce che non stiamo parlando di un fiume in piena o di una burrasca nel mare ma di una manovrina” nel quadro più generale di un “bilancio” e una Regione virtuose “e in vetta alle classifiche” per la gestione delle risorse, ripete a più riprese Zaia ricordando le tante scelte fatte (come il taglio delle partecipate). Si poteva mettere l’addizionale Irpef per lasciare più di 80 milioni agli assessorati di spesa libera? Meglio pochi, definiti, ma spesi con efficienza dice Zaia. Quella tesi andrebbe bene se il Veneto fosse “una landa desertica” senza servizi. Meglio, poi, la scelta di lasciare ancora un miliardo e 179 milioni nelle tasche dei cittadini non incassando l’Irpef (succede per il 15esimo anno consecutivo, per un totale di 16 miliardi di euro). Il bilancio varato oggi cuba 18 miliardi e 476 milioni di euro e “consentirà alla Regione di poter disporre fin dall’1 gennaio 2025 delle necessarie coperture finanziarie per procedere con le attività e gli investimenti a favore di cittadini ed imprese”. La manovra così fatta significa essere la prima Regione ad approvare il bilancio e “significa dare risposte alle esigenze-necessità di servizi nel settore sociale, produttivo, educativo-assistenziale, alle opere pubbliche”.

A bilancio ci sono risorse per il contributo alla finanza pubblica, per le spese per le prossime elezioni, soldi per i nidi, per le Ater le borse di studio; e riesce a dare spazio anche a nuove iniziative legislative, due milioni di euro al Consiglio regionale per tre anni e nuovi articoli sul Collegato che cubano quattro milioni di euro (di cui due milioni destinati alle Province per la difesa del suolo) “senza incidere sui costi di funzionamento dell’ente. Ricordo che anche nel 2023 il Veneto si è confermato la Regione con la spesa di funzionamento più bassa tra le regioni a statuto ordinario, con un valore di 115,9 euro per abitante. Anche questo indicatore dimostra l’efficienza dell’operatività regionale”. Se c’è un “cruccio” e quello di non aver venduto tutto quanto si poteva dismettere del patrimonio della Regione come l’hotel San Marco, “un cadavere eccellente, anzi abbandonato, marcescente, già decomposto e alle ceneri” ma bloccato dalla battaglia dei comitati contro la vendita. Ma oggi prevale la soddisfazione di aver messo a posto i conti. “Per l’ultima volta”, annota Calzavara; “faremo anche il prossimo”, ci scherza su Zaia.

 

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