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“Inammissibile il referendum sull’Autonomia”: la Consulta boccia il quesito per abrogarla

L’oggetto e la finalità del quesito referendario “non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. Per questo la Corte costituzionale ha deciso oggi in camera di consiglio il giudizio sull’ammissibilità della richiesta di referendum abrogativo denominata “Legge 26 giugno 2024, n. 86, Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione: abrogazione totale”.
In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario sulla legge n. 86 del 2024, come risultante dalla sua sentenza n. 192 del 2024.

La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore. Il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.

ZAIA: “REFERENDUM INAMMISSIBILE, ORA AVANTI TUTTA

La Consulta ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata e dunque “avanti tutta”. Lapidario Luca Zaia, presidente del Veneto, su Facebook. Zaia aveva sempre detto che prima di preoccuparsi del voto popolare sull’autonomia era tutto da vedere che il quesito fosse ammesso. E sempre sui social Alberto Stefani, segretario della Liga veneta e vicesegretario federale, saluta la notizia con “semplice repost” e un “sorriso”: rilancia infatti il suo commento ai festeggiamenti degli esponenti di opposizione davanti ai primi rilievi della Corte costituzionale sull’autonomia. “Forse non hanno capito- disse in quell’occasione, era il 14 novembre- l’unico effetto giuridico concreto: che molto probabilmente decadrà il loro referendum, proprio a causa del ricorso delle loro stesse Regioni”, quelle di centrosinistra che avevano fatto ricorso contro la legge Calderoli.

MARTELLA (PD): “NO AL REFERENDUM CONFERMA, LEGGE CALDEROLI MORTA”

“La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo sulla legge Calderoli non ci sorprende. Come avevamo già sottolineato, questa legge era stata di fatto già svuotata dalla Corte stessa, che ha cancellato ampie parti del testo originario. Di conseguenza, il quesito referendario perdeva il suo fondamento: la legge Calderoli, per come era stata pensata, non esiste più, è morta”. Lo dichiara Andrea Martella, senatore e segretario del Pd Veneto.
“Questa bocciatura è un ulteriore segnale della confusione e dell’approssimazione con cui il governo e la maggioranza hanno affrontato il tema dell’autonomia differenziata. Una riforma che, invece di creare opportunità, ha finora generato divisioni e incertezze. Noi continuiamo a credere in un’autonomia che valorizzi le specificità dei territori, ma che sia costruita con serietà, rispetto della Costituzione e attenzione a garantire l’uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui vivono”, afferma ancora Martella. “La Lega e Zaia, primi responsabili di questo pasticcio, devono prendere atto del fallimento di questa legge. Che va riscritta in una logica non di parte”, conclude.

“RIFORMA SMONTATA, DOVE VUOLE ANDARE ZAIA?”

“Il pronunciamento della Consulta, che non ammette il quesito referendario per l’abrogazione della legge Calderoli, va in linea con la sentenza dello scorso dicembre che ha smontato la legge stessa sull’autonomia differenziata, dando precise indicazioni per una sua riscrittura. Un tentativo di riforma che dunque era già stato demolito e che ora viene definitivamente archiviato. C’è da chiedersi, di fronte ad uno Zaia che continua a dire di voler andare avanti, dove davvero voglia procedere. Evidentemente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: è ora di smettere di prendere in giro i veneti e di raccontare una storia fuori dalla realtà”. Lo dice la capogruppo del Pd in Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani. “Per decenni Zaia e la Lega ci hanno parlato di un’autonomia che nei fatti si è tradotta in un progetto irrealizzabile, contrario alla Costituzione, profondamente divisivo. Sostanzialmente una bandierina priva di concretezza. Per anni abbiamo invitato Zaia a sedersi attorno a un tavolo e costruire una proposta che fosse realmente alla nostra portata e che potesse essere per il Veneto un avanzamento reale. Ora è il tempo di aprire una fase nuova, nella quale le illusioni leghiste devono lasciare lo spazio a un cambiamento serio, come quello che il Partito democratico intende mettere in campo. In particolare è necessario scrivere una nuova pagina del regionalismo e del rapporto fra lo Stato e le Regioni a Statuto ordinario. Diversamente, si continuerebbe a sbattere contro il muro”, conclude Camani.