In Veneto sono 7.313 i positivi al Covid nelle ultime 24 ore (l’8,38% dei tamponi fatti), 55.118 in totale le persone in isolamento, mentre scendono a 814 i ricoveri in ospedale (753 in area non critica, -16 da ieri, 61 in terapia intensiva, dove il 65% dei pazienti non sono vaccinati). Sono però 13.997 i decessi dall’inizio della pandemia. “Stiamo arrivando a 14.000 morti- commenta amaro il governatore Luca Zaia fornendo i dati del bollettino- e qualcuno ha detto che è una influenza”.
Il presidente Veneto ribadisce la previsione che il 31 marzo finirà lo stato di emergenza e auspica anche un addio alle restrizioni: “penso sia giunto il momento”, dice durante il punto stampa di oggi. Perchè “non possiamo pensare di andare avanti all’infinito con le restrizioni”. Ma, avverte poi, “se togli le restrizioni devi contare sulla collaborazione dei cittadini”.
‘Basta restrizioni, ma attenzione ai profughi ucraini’
Era il 9 marzo del 2020 il giorno in cui l’Italia entrava ufficialmente nel suo primo e più duro lockdown. Da quel giorno, per circa due mesi, gli italiani hanno provato a prendere confidenza con immagini di strade, stazioni e intere città deserte al motto ‘Andrà tutto bene’. Sono stati contati ogni giorno i numeri di un virus che ancora non si conosceva e su cui anche gli esperti oscillavano tra il raffreddore e la malattia letale. E poi due anni di aucertificazioni, quarantene, coprifuoco. ‘Sembra di stare in guerra’, era l’impressione generale. Oggi è l’infettivologo Matteo Bassetti a ricordare, in un post sul suo profilo Facebook, “la nostra vita regolata, limitata e scandita da decisioni politiche più o meno giuste e più o meno comprese e accettate”. Ma, ha scritto ancora, “adesso possiamo dire di aver fatto molti passi avanti grazie a cure e vaccini”. E per questo, “basta obblighi”, afferma, “basta decreti, basta imposizioni. Basta limitazioni. Dopo 2 anni è arrivato il momento di cambiare mentalità sul covid. Convivere si può”. E proprio sui vaccini ieri sera, ospite della trasmissione Dimartedì, Bassetti ha lanciato l’allarme legato alla guerra in Ucraina e ai profughi che verranno accolti nel nostro Paese: “In quelle aree circa 2/3 della popolazione non è vaccinata e solo l’1% ha ricevuto la terza dose”, ha detto. “Una situazione legata alle tempistiche della campagna vaccinale, partita con qualche mese di ritardo rispetto all’Italia”.
Non solo: “La popolazione meno vaccinata è proprio quella di donne e bambini. La guerra-ha concluso- è sempre il migliore alleato delle malattie infettive e la situazione dei profughi è la migliore per lo sviluppo di nuove varianti”.