Il Corriere del Veneto è riuscito ad intervistare un oss che ha raccontato come rinunciando al posto fisso ha migliorato la sua vita economica. Sempre più operatori socio-sanitari stanno decidendo di rinunciare al contratto a tempo indeterminato per intraprendere la strada della libera professione. Un fenomeno che sta interessando soprattutto le Residenze Sanitarie Assistenziali (Rsa), dove molti operatori hanno scelto di diventare liberi professionisti aprendo una partita Iva. Dopo medici ed infermieri, questo cambiamento sta coinvolgendo anche il settore degli oss, che hanno visto crescere in modo significativo la loro redditività come “gettonisti”, grazie alla possibilità di fissare autonomamente gli orari, scegliere le tariffe e godere di agevolazioni fiscali, in particolare per chi adotta il regime forfettario.
Il passaggio alla libera professione sembra essere legato soprattutto alla possibilità di ottenere stipendi più elevati. Infatti, mentre un oss assunto nel pubblico guadagna mediamente poco più di 1.400 euro al mese, lavorando come libero professionista il guadagno può arrivare a circa 25 euro l’ora, con un incremento significativo della retribuzione. Tuttavia, questa scelta implica anche la rinuncia a numerosi benefici previsti dai contratti di lavoro pubblico, come ferie, malattia e maternità. Ma ne vale comunque la pena per chi in questi anni, si è visto rimbalzare di qua e di là, è stato costretto a turni estenuanti ed è stato in trincea nel periodo del Covid che ha lasciato il segno in tutte le strutture socio sanitarie.
Paolo Lubiato, della segreteria Cisl Fp di Venezia, sempre dalle pagine de Il Corriere del veneto, ha sottolineato che la tendenza alla fuga dai contratti stabili potrebbe aumentare, soprattutto in un periodo di crisi economica come quello attuale. Questo fenomeno, inoltre, si riflette anche nel calo delle iscrizioni ai corsi per diventare oss, con sempre più posti rimasti vuoti.