C’è un tema che è intrinsecamente legato a quello del terzo mandato e quindi al futuro del Veneto e del suo (amatissimo) governatore Luca Zaia: quello della data del voto.
Tradotto: Zaia non dovrà necessariamente dire addio a Palazzo Balbi nell’autunno di quest’anno, ma ci potrà restare fino alla prossima primavera. Nell’immediato il governatore Zaia ha confermato il suo consueto equilibrio limitandosi a parlare di “dicotomia tra legge nazione e regionale” da chiarire, di “approfondimenti giuridico necessari visti che legge regionale prevede la convocazione delle elezioni nella sola finestra primaverile”.
Ma è innegabile che si è trattato di un rinvio che suona un po’ come una, seppur parziale, vittoria. A maggior ragione visto che, tirato per la giacchetta ad ogni piè sospinto tra ipotesi di corsa in solitaria o “piani B”, il governatore Zaia ha sempre risposto che ogni sua eventuale mossa sarebbe stata valutata sulla base della data del voto.
Poche settimane fa parlando di terzo mandato e di possibili corse in solitaria aveva spiegato ironizzando: “A da passà a nuttata… abbiamo dieci mesi prima del voto e dieci mesi sono la notte che porta consiglio anche ai più irredentisti”. Ma ora i mesi non sono più dieci, sono almeno quindici. E in quindici mesi davvero tutto può accadere.
