Misure contro la crisi demografica, un piano casa urgente che sostenga in primis i giovani e le persone in cerca di lavoro, aumentare l’attrattività del Veneto utilizzando ogni leva utile, supportare il manifatturiero nel “con una imponente programmazione di politica industriale”, garantire la tenuta del sistema sanitario e sociosanitario e, più ampiamente, di welfare. Sono le criticità e insieme le urgenze per il Veneto che Massimiliano Paglini, segretario regionale della Cisl, ha posto sul tavolo del presidente della Regione Luca Zaia. Paglini sollecita “una visione d’insieme per una progettualità di ampio respiro da condividere tra i diversi attori (istituzionali, economici, di rappresentanza…): un forte patto per lo sviluppo della nostra regione, affinché il Veneto recuperi ruolo e competitività all’interno del sistema Paese e delle macroaree interregionali europee. E per questo è necessario potenziarne la capacità attrattiva, che si traduce prioritariamente nella capacità di realizzare politiche abitative diffuse e offrire un sistema di servizi sociosanitari e di welfare efficienti e di qualità, che consentano condizioni di vita e di lavoro sostenibili”. Il confronto con Zaia è avvenuto in “un clima cordiale, aperto, costruttivo e concreto”. Paglini era affiancato da Stefania Botton e Andrea Sabaini: “Abbiamo espresso la nostra grande preoccupazione per la situazione economica e sociale del Veneto, sia riguardo alla congiuntura interna e globale, sia per le emergenze strutturali che, se non troveranno rapidamente risposte e interventi adeguati, rischiano di deflagrare nel medio termine, pregiudicando la tenuta del sistema economico-produttivo privato e pubblico e conseguentemente anche il sistema del welfare”.

Sul fronte dell’andamento economico, a preoccupare molto è soprattutto il trend in calo di importanti settori come tessile, moda e automotive. Di qui l’appello per “un’imponente programmazione di politica industriale che metta al centro il rafforzamento e la competitività delle imprese, puntando a investire in digitale e tecnologie, ma anche nella crescita delle competenze e della qualità del lavoro”. Tra le grandi questioni aperte e delicate al centro del confronto con il presidente della Regione, anche la tenuta del sistema sanitario e sociosanitario: “Servizi sui quali la mancata introduzione della quota variabile dell’addizionale regionale Irpef per redditi elevati- rimarca Paglini- lascerà ulteriormente pesare le ben note criticità. Si è infatti così impedito l’introito di risorse utili e fondamentali a un possibile sostegno di ambiti in grande sofferenza, come la sanità e il sociosanitario appunto, a sfavore proprio delle fasce di popolazione con redditi medio bassi. Già oggi tante famiglie sono in situazioni di grande difficoltà riguardo l’accesso alle rsa per l’elevato costo delle loro rette”.

AUMENTARE ATTRATTIVITA’  – In Veneto spaventa, e parecchio, l’inverno delle culle. I dati Istat dello scorso anno rielaborati da Cisl Veneto dicono che nei prossimi 13 anni si stima una perdita di forza lavoro di circa 316.000 lavoratori. Per cui “crediamo sia urgente creare condizioni di attrattività per far sì che i giovani restino in Veneto e non emigrino all’estero o nelle limitrofe Lombardia ed Emilia, e dall’altra parte per permettere ai giovani stranieri, a maggior ragione se nati qui da genitori stranieri, di risiedere in Veneto“, ha continuato Paglini, incontrando il governatore Luca Zaia. “Oltre a essere un fatto di civiltà e giustizia sociale, dare garanzia dei percorsi di inclusione e di cittadinanza è per la nostra regione e per tutto il Paese una necessità vitale. Perciò- continua Pagliani- riteniamo che essere cittadini di uno stato non sia avere diritti preventivi gratuiti, ma avere doveri di rispetto delle regole di convivenza e delle leggi, e la certezza di essere parte di una comunità dove si vive, si lavora, si contribuisce allo sviluppo, e lo Ius scholae rappresenta un primo livello essenziale di riconoscimento del diritto di cittadinanza”. Sui migranti “al presidente Zaia abbiamo anche evidenziato come sia altrettanto prioritaria la questione dei Centri di accoglienza (Cas), che per la loro attuale organizzazione oggi troppo spesso non rappresentano una tappa del loro percorso di inclusione, ma piuttosto luoghi e forme di ghettizzazione che alimentano finanche il caporalato, come alcuni fatti di cronaca anche recenti ci hanno raccontato”, conclude Paglini.

 

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