Non solo la popolazione lavorativa invecchierà sempre di più, non solo non ci sono abbastanza under 30 per compensare questo trend, ma in più è già evidente che il ricorso alla manodopera straniera aumenta ma non abbastanza da risolvere il problema. La ricerca di Fondazione Corazzin, centro studi di Cisl Veneto sul ricambio generazionale nel mondo del lavoro Veneto, dice infatti che guardando le nuove assunzioni di lavoratori dipendenti negli ultimi 15 anni in Veneto, è evidente il trend di progressiva crescita di quelle di lavoratori di origine straniera, aumentate di 4,3 punti percentuali nel 2023 (27,6%) rispetto al 2008 (23,3%). Pure all’interno dei singoli settori strategici per il Veneto nel 2023 le nuove assunzioni riguardano una quota consistente di lavoratori stranieri: ben 45,51% del totale assunzioni nelle costruzioni, il 30,96% nelle attività di ricettività e ristorazione, 27,80% nelle attività manifatturiere, e infine nel settore della sanità e assistenza sociale il 10,69%. Segno che fa dire come già ora il loro contributo non sia sufficiente a “compensare” la crisi demografica e il fabbisogno di forza lavoro. Per questo, avvertono i ricercatori della Cisl, “è più che mai indispensabile rivedere le regole dell’accoglienza e dell’inclusione per dare garanzie di stabilità al sistema socioeconomico-produttivo del Veneto e dell’intero Paese”.

I dati e le previsioni di Istat, già noti, parlano chiaro, avverte la ricerca presentata oggi in conferenza stampa a Mestre: il picco demografico, oggi concentrato tra i 50 e i 60 anni, si sposterà nei prossimi decenni in una fascia di età più avanzata (nel 2035 quella 60-70 anni), indicando un evidente invecchiamento della popolazione. Tra 40 anni, oltre a una globale contrazione della popolazione veneta del 9,21%, la previsione è che la fascia in età pienamente lavorativa (30-67 anni) passerà da 2,5 milioni a poco più di due milioni (ossia -20,38%), e si sommerà a un calo degli under 30 del 16,5%, a fronte di un aumento del 28,63% per gli over 67. Inoltre, sempre secondo le stime Istat, nel 2037 vi sarà un forte sbilanciamento tra chi entrerà nel mercato del lavoro e chi uscirà: saranno infatti circa 317.000 i lavoratori mancanti in Veneto, tenendo fisso l’attuale tasso di occupazione (67,8% nella fascia 15-64 anni in Veneto nel 2022). Inevitabili dunque i risvolti sui lavoratori dipendenti del settore privato nella regione, già osservabili del resto nell’ultimo decennio alla luce della crisi demografica in atto, ora in accelerazione. Pur registrandosi un aumento globale dei lavoratori, dal 2013 -anno “particolare” che risentiva pesantemente degli effetti delle crisi del periodo precedente sull’occupazione- ad oggi è cresciuta in misura significativa, ossia del 127,7%, la fascia degli over 55 (attualmente pari a 324mila, il 18,92% del totale occupati), mentre è aumentata “solo” del 36,6% quella degli occupati under 30 (380.000, il 22,19%).

È l’approfondimento dell’analisi di Corazzin sui singoli settori a consegnare dati nuovi rispetto a quanto già noto. Nei comparti più strategici per l’economia e l’occupazione della regione emerge che il trend demografico di progressivo invecchiamento avrà in futuro, ma in parte ha già ora, significative ripercussioni. Partendo ad esempio dal manifatturiero, ossia il settore con il maggior numero di occupati in Veneto -che vede peraltro il numero più alto di lavoratori over 55, 115.131- l’età media dei dipendenti si è alzata del +5,4% negli ultimi 10 anni, passando da 41,22 nel 2013 a 43,45 anni nel 2023; infatti, la quota degli over 55 è arrivata a essere più del doppio, salendo da 9,94% al 20,58%; la percentuale di under 30, invece, è aumentata solo lievemente, dal 14,96% al 16,56%. E ancora, in termini di valori assoluti si rileva una forte differenza tra le due fasce di età, segnando -22.472 under 30 rispetto agli over 55 nel 2023, con un evidente e già noto problema di “sostituzione” che si aggraverà ulteriormente in futuro per via della crisi demografica. A questo, inoltre, si aggiunge il fatto che si tratta di un settore con una difficoltà di reperimento dei lavoratori in Veneto pari al 50,6%. Anche le costruzioni (99.000 occupati), pur contando oggi +1.502 giovani rispetto agli over 55, rilevano un’età media dei lavoratori aumentata del 6,35% nell’ultimo decennio, incremento connesso a una percentuale di lavoratori con più di 55 anni quasi raddoppiata (10,09% nel 2013 e 19,55% nel 2023), a fronte della quota degli under 30 rimasta pressoché la medesima (20,47% nel 2013 e 21,06% nel 2023). Anche in questo caso al faticoso ricambio generazionale si somma l’elevato tasso di criticità nel reperimento di personale, pari al 58%: il più alto osservato in Veneto.

La sanità e l’assistenza sociale privata (oggi oltre 66.000 occupati, con -3.535 under 30 rispetto agli over 55), vedono l’età media dei lavoratori aumentata del 5,4% nell’ultimo decennio, passando da 41,29 nel 2013 a 43,52 nel 2023, con la quota di over 55 cresciuta di oltre il doppio (dal 10,99% nel 2013 al 22,34% nel 2023), e invece quella degli under 30 rimasta stabile (15,97% nel 2013 e 17,03% nel 2023). Pure qui si aggiunge una notevole difficoltà di reperimento del personale: pari al 51%. Differenti criticità, sempre collegate alla crisi demografica e all’invecchiamento generale della popolazione, si evidenziano per le attività dei servizi di ricettività e di ristorazione, che vedono una quota del 42,45% di lavoratori under 30 a fronte del 13,81% di over 55, e un’età media di 36,21 anni (dato che se confrontato con quelli degli altri settori è tra i pochi a registrare un leggero calo negli ultimi dieci anni: nel 2013 l’età media era di 36,26). Il forte sbilanciamento (+51.086 under 30 rispetto a over 55), per un settore che vede una significativa componente giovanile proprio per la sua stessa natura (a partire dalla stagionalità dell’occupazione e dei contratti), se da un lato potrebbe apparire come positivo, dall’altro invece riflette in prospettiva una potenziale situazione di criticità, alla luce del calo della popolazione giovanile stimato per i prossimi decenni, e ancor più se sommato alla difficoltà di reperimento di personale per oltre la metà delle figure ricercate.

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