“Il giudice mi ha addebitato un mantenimento iniziale di 1000 euro su uno stipendio di 1200. Successivamente abbassato a 700 euro che attualmente consegno alla mia ex per i nostri due bambini. Se non avessi una nuova compagna che lavora non potrei sopravvivere , dovrei rivolgermi ad associazioni di sostegno come la Caritas’ .
E’ la storia di Mattia, nome inventato per tutelare la privacy dei suoi bambini, padre separato dell’Alto Vicentino, che ha deciso di raccontare il suo dramma.
Un vero e proprio calvario, a suo dire. La sua storia è simile a quella di molti altri papà, ridotti sul lastrico dopo un matrimonio sbagliato, che lascia strascichi, segni indelebili e mette a repentaglio una genitorialità che non è possibile vivere con normalità, quando dall’altra parte, c’è una moglie ‘rancorosa’.
‘La mia ex in tutti i modi ostacola il mio rapporto con i bambini e io non ho alcun potere decisionale nella loro vita. La mia unica funzione è quella di essere un bancomat, più volte mi ha minacciato di non farmeli vedere se non le davo soldi o non accettavo passivamente ogni sua scelta educativa e di vita riguardante i nostri figli. Sono stanco, mi sento svilito e umiliato come padre e uomo, i bambini mi mancano e la legge non aiuta noi padri.”
Mattia fa parte dell’associazione Figli Negati il cui presidente, Giorgio Ceccarelli, si propone di fare approvare un disegno di legge in cui le madri che vietano ai padri di vedere i figli vengano punite con pene fino a dieci anni di detenzione.
In questo gruppo i padri si sostengono, si raccontano, si danno consigli e trovano supporto.
Un nutrito gruppo di papà che combatte per rivendicare i propri diritti genitoriali e per poter vedere i propri figli.
Mattia racconta che “le strutture per indigenti vengono ormai chiamate Case Dei Papà perché questi mantenimenti così alti impediscono di sopravvivere. Ne conosco molti che ormai da tempo sono obbligati ad appoggiarsi a strutture e tanti altri che non vedono i figli da tantissimo perché le ex , spesso straniere, li portano all’estero e oltre cercarli per il denaro, impediscono qualunque rapporto.”
Padri relegati al ruolo di master card che vedono negati i propri diritti fondamentali e naturali nei riguardi di figli che subiscono le decisioni materne e vengono penalizzati a loro volta.
Bambini usati come merce di scambio per avere soldi o per vendicarsi di torti reali o presunti.
Annina Botta
Il parere degli avvocati, dal sito La legge è uguale per tutti
Si parla tanto di femminicidio ma a volte si dimentica che il crimine può avere un senso inverso e la violenza può provenire dalla donna. Se è vero che, solo nel 2016 sono stati 110 gli omicidi di donne ad opera del marito, convivente o dell’ex, è anche vero che altrettanti sono stati i suicidi dei padri allontanati dai loro figli per mano delle ex mogli. Un crimine che si ripete quotidianamente quello dell’alienazione del papà agli occhi dei bambini: la madre – presso cui i minori vanno a vivere – inizia un’opera di denigrazione e di demolizione della figura paterna fino a determinare un vero e proprio rifiuto del bambino di vedere il genitore. Situazioni, queste ultime, che hanno poi visto le madri, in alcune situazioni, perdere l’affidamento condiviso.
Circa 200 papà ogni anno si suicidano perché allontanati dai figli. Sono mille i suicidi in tutta Europa. Il suicidio di un papà è la risposta a una violenza subita dalla donna. Perché si parla tanto di femminicidio e non di patricidio? Perché i media sono così concentrati sulla tutela della figura femminile e ignorano che il crimine può avvenire anche nel senso inverso? «Quello dei suicidi dei padri separati è un dramma sottovalutato dai media – ci riferisce l’onorevole Turco – si parla di 200 suicidi ogni anno solo in Italia e 2000 in Europa, nella stragrande maggioranza dei casi nell’indifferenza generale. Secondo le statistiche sono 4.000 i suicidi in Italia ogni anno e tra questi, appunto, 200 quelli conseguenti ad una separazione e al conseguente allontanamento dai figli. I dati sono stati riportati in alcuni articoli di giornali che a loro volta riportano in particolare gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)».
I giudici europei hanno più volte bacchettato l’Italia perché non garantisce il rispetto dei diritti di visita dei minori ai padri separati. Il problema principale in Italia è la mancanza di norme che tutelino i diritti di visita, di educazione e di un normale rapporto dei genitori separati con i figli minori. L’unico rimedio concreto è quello di una denuncia per inottemperanza di ordine del giudice (art. 388 c.p.), ma nella realtà queste denunce quasi mai portano ad una soluzione concreta.
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