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Governatori “pezzi da 90” sono incandidabili, ma preparano il dopo-presidenza per restare protagonisti

Con la bocciatura della Consulta sull’ipotesi del terzo mandato, si chiude ufficialmente l’era dei “governatori eterni”, dei “dogi”, ma  Vincenzo De Luca, Michele Emiliano e Luca Zaia non hanno alcuna intenzione di sparire dalla scena politica italiana. Tutt’altro, ma in questi giorni nessuno si sbottona e prevale la doplomazia a cui ci ha abituati da qualche anno la politica. Una cosa è certa, si tratta di tre “pezzi da novanta”, che  saranno in grado indirizzare scelte, candidature e maggioranze. Nessuno di loro ha un “delfino” ed è difficile trovare delle personalità forti come quella di Zaia, Emiliano e De Luca: sono i governatori più amati dagli italiani.

La sfida più  avvincente è quella che riguarda il Veneto, dove è in corso un braccio  di ferro in corso con Fratelli d’Italia, che rivendica la candidatura alla guida della Regione forte del 38% ottenuto alle ultime europee, contro il 13% della Lega. Ma le regionali del 2020 raccontano che la lista civica Zaia Presidente sfiorò il 45%, la Lega il 17% e Fdi si fermò al 9,5%. Lo scontro è numerico e politico. I leghisti veneti sperano di rilanciare la civica zaiana per rafforzare il centrodestra o, in uno scenario estremo, lanciare una corsa solitaria degli autonomisti. Intanto, si fa strada anche l’ipotesi di una promozione nazionale per il governatore veneto, magari con il placet di Matteo Salvini e grazie all’antico rapporto personale con Giorgia Meloni. Non trapela nulla e le domande incalzanti dei giornalisti non servono a smuovere acque pacifiche. Almeno all’apparenza.

Il solo punto fermo del centrodestra veneto è che il candidato presidente della Regione deve essere un politico. Su questo i due segretari regionali di Fratelli d’Italia e Lega, Luca De Carlo e Alberto Stefani, sono concordi e con loro anche Piergiorgio Cortellazzo (Forza Italia) e Antonio De Poli (Udc), intervenuti alla scuola di formazione politica promossa da De Poli e in corso a Gallio .
Stefani ha detto che  la partita della Lega in Veneto con un proprio candidato non è chiusa, “anche perché Zaia ha scritto una storia importante di questa terra e quindi è giusto e doveroso che la Lega abbia difeso il proprio presidente”.

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