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E’ la settimana della sensibilizzazione alla Disprassia. Pretto: “Fonire strumenti a famiglie e scuole”

La Disprassia, un disturbo dello sviluppo neurobiologico che colpisce la capacità di coordinare i movimenti, è una condizione ancora poco conosciuta in Italia, nonostante il suo impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre. L’Associazione Italiana Disprassia dell’Età Evolutiva) ha deciso di promuovere la Settimana della consapevolezza sulla Disprassia, che si terrà dal 13 al 20 ottobre, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa condizione e fornire supporto a famiglie, educatori e operatori del settore.

Durante la presentazione dell’iniziativa, il deputato maranese Erik Pretto ha espresso il proprio apprezzamento per il lavoro svolto da AIDEE, sottolineando l’importanza di diffondere informazioni corrette e tempestive su questo disturbo. “La Disprassia è una condizione poco riconosciuta in Italia: si tratta di un disturbo multisistemico che attiene allo sviluppo neurobiologico di chi ne soffre, ed è caratterizzato da una alterazione delle sequenze motorie che vanno ad incidere sulle normali attività quotidiane. Con adeguati piani educativi e riabilitativi, però, le persone possono convivere, anche con ottimi risultati, con questa condizione”, ha dichiarato Pretto.

Il deputato ha inoltre sottolineato quanto sia fondamentale poter contare su piani educativi e riabilitativi adeguati per garantire a chi soffre di Disprassia una vita migliore e più autonoma. Senza trattamenti appropriati, infatti, questo disturbo può compromettere significativamente la qualità della vita, causando difficoltà non solo nel movimento, ma anche nella comunicazione, nella socializzazione e nello svolgimento di semplici attività quotidiane.

Le iniziative promosse da AIDEE non mirano solo a sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche a offrire strumenti concreti alle famiglie e alle scuole per identificare precocemente i segnali della disprassia. L’associazione, dal 2007, si impegna a sostenere i bambini e le famiglie che affrontano questo disturbo, fornendo supporto educativo e riabilitativo, oltre a creare una rete di connessione tra i vari attori coinvolti nella gestione della disprassia.

Erik Pretto ha concluso il suo intervento evidenziando il ruolo cruciale delle istituzioni nel sostenere queste iniziative. “Ritengo che le Istituzioni debbano sempre essere pronte a sostenere in ogni modo iniziative capaci di fare la differenza, nell’interesse dei nostri concittadini più fragili”, ha affermato, lodando l’impegno di AIDEE nel migliorare la vita di chi convive con la disprassia.

La Settimana della consapevolezza sulla Disprassia rappresenta un’opportunità fondamentale per diffondere informazioni su una condizione ancora poco nota e per dare speranza e supporto a chi ne è colpito, dimostrando che non sono soli nella loro battaglia.

Cause

Le cause della disprassia non sono ancora completamente comprese, ma si ritiene che possano essere legate a un’anomalia nello sviluppo delle connessioni tra i neuroni del cervello. Potrebbe anche essere influenzata da fattori genetici o da danni al cervello prima, durante o dopo la nascita.

Sintomi comuni

I sintomi della disprassia possono variare, ma includono:

Diagnosi

La diagnosi di disprassia viene solitamente effettuata attraverso una valutazione clinica multidisciplinare che coinvolge:

Trattamento

Anche se la disprassia non può essere “curata”, ci sono trattamenti efficaci per migliorare le abilità motorie e la qualità della vita della persona che ne soffre:

Impatto sulla vita quotidiana

Le difficoltà motorie causate dalla disprassia possono interferire con molte attività quotidiane, dall’abbigliarsi al mangiare, e anche con l’apprendimento a scuola o con il mantenimento di relazioni sociali. Tuttavia, con adeguato supporto e terapia, molte persone possono migliorare significativamente le loro abilità motorie e vivere una vita piena e autonoma.

In conclusione, la disprassia è una condizione complessa che richiede un intervento mirato e un sostegno continuo da parte di professionisti della salute, dell’educazione e delle famiglie per aiutare chi ne soffre a sviluppare strategie che consentano una maggiore autonomia e una migliore qualità della vita.