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Dimissioni volontarie di medici e infermieri in Veneto, Pd:” Serve invertire la rotta”

“Di fronte all’esodo insostenibile dal sistema sanitario regionale di medici e infermieri che si è verificato in Veneto tra il 2019 e il 2024, pari a 8.000 professionisti che hanno presentato dimissioni volontarie, è evidente la necessità di introdurre robuste contromisure. Il tavolo che la Giunta regionale intende istituire non risponde da sola a questa esigenza. Occorre infatti mettere in campo interventi immediati, a partire da un supporto burocratico e bandi di concorso più attrattivi. Serve parallelamente agire sul livello nazionale, presso la Conferenza Stato-Regioni, per ottenere una modifica, laddove necessaria, dell’attuale normativa in materia di personale, con l’obiettivo di ottenere una maggiore flessibilità ed alzare il tetto di spesa”. Lo dice la vice presidente della commissione sociosanitaria regionale, Anna Maria Bigon del Partito Democratico, che ha presentato un’interrogazione in merito al tema.

“Le nuove assunzioni di medici ed infermieri rivendicate dall’assessora Lanzarin non sono servite a colmare la voragine, ma solo a sostituire le dimissioni volontarie. Dobbiamo invece fare i conti con l’età avanzata ed i pensionamenti, nonché con le carenze ormai strutturali. Secondo Gimbe, attualmente mancherebbero circa 4.000 medici ospedalieri e si prevede che quasi 11 mila infermieri delle aziende sanitarie pubbliche andranno in pensione nei prossimi dieci anni”. Il contrasto “alla carenza di personale sanitario, oltre all’aumento delle retribuzioni che oggi sono al di sotto della media europea, necessiterebbe di un intervento da parte dello Stato, per favorire una maggiore flessibilità per le Regioni in fase di assunzione”, conclude Bigon.

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