“Siamo alla vigilia di un giorno cruciale per l’economia mondiale. Se saranno confermati i dazi universali al 20% per tutti gli scambi commerciali con gli Usa, il 2 aprile rischia di non essere il ‘giorno della liberazione’ annunciato da Trump, ma il giorno di un nuovo cigno nero, dopo la pandemia e le guerre in Ucraina e Israele. Sarà un giorno che resterà nella storia economica e geopolitica del mondo. Ho voluto approfondire perciò i rischi che correrebbe l’economia veneta dai dazi americani, e i dati sono impressionanti. L’Italia ha da sempre un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti: per questo bisogna trovare a breve un accordo, in forza del legame esistente e oggi politicamente più forte che mai”. A due giorni dall’entrata in vigore dei dazi annunciati dal presidente americano Trump, il governatore del Veneto Luca Zaia interviene così dopo aver analizzato i dati dell’Ufficio statistica della Regione (fonte Istat con dati provvisori per il 2024) sull’export Veneto in Usa, nei vari settori merceologici. Un volume economico che ha visto dal 2019 al 2024 un aumento del 29,8%, e che oggi sfiora i 7,3 miliardi di euro (per la precisione 7.272.985.300 euro), sostenuto dalle vendite di produzioni meccaniche (quasi un miliardo e 650.000 euro) e di “strumenti e forniture mediche”, prevalentemente il comparto dell’occhialeria (circa un miliardo e 200.000 euro). L’agroalimentare da solo cuba quasi un miliardo di euro (927.050.324) ed è il settore che rispetto al 2023 ha visto la crescita maggiore in termini economici (+15,9%), mentre il maggior calo si è avuto nella Moda, passata da un valore di 696 milioni a quasi 549. In generale, l’export veneto verso gli Stati Uniti ha subito nel 2024 una contrattura lieve, del 3,8%, a causa soprattutto della crisi di moda e metallurgia.
Se si guarda ai dati provinciali, a trainare l’export è per il 30,4% del valore regionale la provincia di Vicenza con quasi due miliardi e 210.000 euro, -4,7% rispetto al 2023. A crescere del 5,1% sono la provincia di Treviso con 1.345.596.217 euro di valore dell’export, e quella di Verona con un +6,2%, grazie anche al vino. Quest’ultimo è valso al Veneto, nel 2023 (dato 2024 non ancora disponibile), un valore di 592.721.617 euro, in leggero calo sul 2022 che aveva visto invece un boom di vendite verso gli Stati Uniti. “Una bottiglia veneta su cinque vendute all’estero è acquistata da partner commerciali statunitensi- prosegue Zaia- in un contesto del genere, si comprende facilmente quale effetto disastroso possano avere dei dazi del 20% sul fatturato delle aziende venete e italiane, perché l’export verso gli Usa vale al nostro Paese quasi 65 miliardi di euro. Non ci dobbiamo accontentare del boom degli anni passati, in particolare per quanto riguarda il Prosecco e il settore vitivinicolo, ma tutelare aziende che nell’export verso gli Usa hanno investito risorse, personale, idee, creando un giro d’affari che fa bene a tutto il Paese. Nell’assenza di un’azione europea, sulla quale ormai pochi dubbi restano, l’Italia faccia valere il proprio rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. Parlino le diplomazie, non i dazi, si trovi il modo di riallineare un mercato globale che potrebbe solo soffrire da una politica protezionistica. Ora non c’è più tempo, bisogna agire con urgenza”.
