“Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine rispetto all’efficacia dell’utilizzo del plasma iperimmune per combattere il Covid rende giustizia allo scetticismo con cui almeno una parte della comunità scientifica accolse la mia idea di realizzare in Veneto una banca del plasma. Impresa riuscita nonostante non poche difficoltà, come se sperimentare nuove cure in un momento in cui la gente riempiva gli ospedali e moriva a frotte fosse una colpa”. È lo sfogo del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che arriva dopo la pubblicazione dello studio coordinato dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Healt di Baltimora, che sostiene che il plasma iperimmune possa dimezzare il rischio di ricovero se somministrato entro cinque giorni dalla comparsa dei sintomi del Covid.
“Lo studio in questione è stato realizzato su non vaccinati, e gli effetti positivi non si possono trasferire sui vaccinati, che oggi in Veneto sono la stragrande maggioranza. Ma possiamo dire che questo studio conferma la intuizione che noi abbiamo avuto nel 2020, quando non c’erano i vaccini ed abbiamo trattato centinaia di pazienti Covid anche gravi, alla comparsa dei sintomi. Riuscimmo così a fare un argine alla malattia prima che arrivassero i monoclonali in infusione e in pastiglie”, continua Zaia. Alla banca del plasma di Padova sono oggi disponibili 162 sacche da 200 millilitri di vari gruppi sanguigni.