Tamponi a tappeto e priorità alle case di riposo, con ospiti e dipendenti sottoposti al test per verificarne lo stato di salute.
Nella Ulss 7 Pedemontana l’esito rivela che sono 63 i dipendenti risultati positivi al coronavirus e 31 gli ospiti, mentre sono 3 i decessi.
Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità veneta, aveva messo le case di riposo in cima alla lista per i tamponi, anche per rispondere alle accuse dei sindacati, che avevano denunciato “carenze nella protezione del personale e degli ospiti nelle case di riposo”.
Incontrando in videoconferenza i rappresentanti delle confederazioni sindacali, Christian Ferrari (Cgil), Giancarlo Refosco (Cisl) e Gerardo Colamarco (Uil), preoccupati per qualità e continuità assistenziale agli ospiti e per la salute e la tutela nel lavoro dei circa 20mila dipendenti, Manuela Lanzarin aveva spiegato: “Ospiti e dipendenti delle case di riposo del Veneto hanno la priorità, assieme agli operatori sanitari degli ospedali, nella campagna di test a tappeto intrapresa da Regione, Ulss e Università di Padova in tutto il territorio veneto. Sappiamo che le persone più anziane e più fragili sono quelle maggiormente esposte al rischio di contagio, per cui, oltre ad aver dato precise disposizioni per la gestione igienico-sanitaria della strutture e il trattamento di eventuali casi sospetti già con la circolare del 16 marzo scorso, la Regione ha espressamente programmato che tutti gli operatori e gli ospiti siano sottoposti a tampone. Inoltre, è stato previsto, in via tassativa, che tutte le strutture residenziali del Veneto possano accogliere e inserire nuovi ospiti solo in presenza di attestazione di negatività al virus”.
Le nuove assunzioni
“La Regione ha sbloccato l’iter di formazione di oltre 400 operatori sociosanitari, introducendo per la prima volta l’esame abilitante in via telematica – ha evidenziato l’assessore – e autorizzando la formazione a distanza per la prima fase del percorso formativo degli Oss Al maxi-piano formativo per Oss, che punta a qualificare circa duemila nuovi operatori ogni triennio, si devono affiancare anche altre iniziative. Tra le proposte in campo c’è la possibile valorizzazione temporanea degli operatori delle strutture semiresidenziali (attualmente chiuse per le restrizioni imposte alla mobilità e alle attività didattiche e ricreative) in funzione di supporto agli istituti per anziani che versano in situazione di emergenza a causa del numero di operatori positivi al virus, in modo da riuscire a gestire al meglio una fase emergenziale che potrà protrarsi ancora per settimane”.