“Nemmeno un mese fa, in occasione della nostra assemblea, di fronte a 1000 imprenditori, lo abbiamo detto chiaro e tondo alle istituzioni presenti, Governo e Commissione Europea compresi: siamo sull’orlo della recessione e l’unico modo per frenarla, prima che si arrivi ad intaccare i posti di lavoro, è stimolare gli investimenti per produrre qui, in Italia, in Veneto, le tecnologie del futuro”, la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia commenta così i dati della 161^ indagine congiunturale degli Industriali berici che ha misurato le prestazioni dell’economia manifatturiera vicentina del III° trimestre 2023. Si conferma, infatti, il trend negativo dei principali indicatori registrato nella precedente rilevazione che aveva segnato il cambio di tendenza, da positivo a negativo, dopo 9 trimestri consecutivi.
Nel III° trimestre 2023 la produzione industriale segna un -5,4% rispetto all’anno precedente, secondo calo consecutivo dopo il -3,79 del II° trimestre.
La quota di imprenditori che dichiara aumenti della produzione è pari al 23% a fronte del 51% che evidenzia invece cali produttivi (nel II° trimestre 2023 il 28% delle aziende registrava incrementi, mentre il 48% dichiarava cali produttivi).
Il saldo di opinione è così pari a -28 (-20 nel II° trimestre 2023).
Il 46% delle aziende denuncia un livello produttivo insoddisfacente (42% nel precedente trimestre, 30% un anno fa).
“Se, subito dopo i lockdown del Covid, in Italia e in Veneto abbiamo reagito meglio della Germania una ragione c’è – spiega Dalla Vecchia -. Si chiama Piano Nazionale Industria 4.0. Grazie ad esso, abbiamo aumentato la capacità produttiva e ci siamo trovati pronti a reagire all’enorme domanda degli ultimi due anni. Questo ci ha permesso di essere uno tra i tessuti più performanti al mondo proprio nel momento in cui ce n’era più bisogno. È stato un esempio virtuoso di buona e lungimirante politica: non soldi a fondo perduto, ma incentivi e investimenti per la crescita! Ed è questa la formula che funziona e che chiediamo al Governo di riprendere nella propria programmazione. Cosa che non vediamo nella legge di Bilancio la quale, di certo è fatta con responsabilità per non scassare i conti, ma non si può giocare solo in difesa. Le risorse destinate agli investimenti per la manifattura del secondo paese più industriale d’Europa ritornano tutte indietro con gli interessi perché permettono alle imprese di: creare lavoro, pagare le tasse, sostenere il welfare e la previdenza. Sono le imprese e le persone che vi lavorano che tengono in piedi il Paese”.
Dopo due anni e mezzo di andamento positivo, il mercato interno e l’export subiscono una contrazione. In particolare, il mercato interno segna un -6,3% rispetto al III° trimestre 2022, mentre l’export UE e l’export EXTRA-UE segnano rispettivamente un -1,1% e un -3,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La consistenza del portafoglio ordini rimane stabile per il 22%, cresce per il 21% mentre diminuisce per il 57% delle aziende (saldo, in calo, pari a -36, contro il -32 del trimestre precedente); il periodo di lavoro assicurato supera i tre mesi nel 21% dei casi (24% nel trimestre precedente).
La percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità è pari al 15% (13% nel trimestre precedente) e risulta leggermente in aumento la percentuale di imprese che lamenta ritardi negli incassi (16% contro il 14% del trimestre precedente).
Nel III° trimestre 2023 l’andamento dei prezzi delle materie prime ha segnato mediamente una diminuzione del -1,8% mentre l’andamento dei prezzi dei prodotti finiti è rimasto invariato.
Nel trimestre luglio-settembre 2023 il numero di occupati rimane costante rispetto all’anno precedente. Il 53% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 25% l’ha aumentato, mentre il 23% ha ridotto la propria forza lavoro.