Una panomarica sull’autonomia dai primi anni ’70 fino alla sentenza della Corte costituzionale dell’anno scorso, passando per il negoziato nel 2017 con il Governo Gentiloni fino alla legge Calderoli: oggi la prima commissione del Consiglio regionale del Veneto ha fatto il punto sul percorso dell’autonomia ascoltando una serie di esperti e funzionari. E con un approfondimento sulla situazione legata alla Protezione civile. E’ comunque un primo passaggio: ci saranno altre sedute di commissione che proseguiranno a parlare di autonomia. Oggi intanto “è fondamentale ribadire che questa riforma non è, come sostiene l’opposizione, una misura che divide l’Italia, ma rappresenta l’attuazione di quanto previsto dagli articoli 116 e 117 della Costituzione. Fino a quando queste norme resteranno in vigore, è un diritto sacrosanto richiedere il trasferimento delle 23 materie di legislazione concorrente, nel pieno rispetto delle regole democratiche e istituzionali”, dichiara Stefano Casali (Fdi). Tra l’altro ci sono Regioni “che già godono di ampia autonomia, come la Sardegna, e criticano la richiesta di autonomia del Veneto. Fortunatamente, il governo guidato da Giorgia Meloni e la compattezza del centrodestra garantiscono un percorso chiaro e coerente per il futuro della nostra nazione, con un equilibrio tra forma di Stato e forma di governo”. L’autonomia può dare “maggiore efficienza amministrativa” e la sentenza della Corte costituzionale non è “un freno, ma un’opportunità per perfezionare la legge e recepire in modo più chiaro le indicazioni fornite. Sono certo che la Prima commissione vigilerà perché nei tempi più rapidi si concretizzi la riforma votata dalla quasi totalità dei veneti”, afferma Casali.

“È certamente positivo l’avvio del confronto in commissione sull’autonomia. Un passaggio doveroso, dopo la sentenza della Corte costituzionale sulla legge Calderoli, e motivato dalla possibilità di rivedere il mandato che il Consiglio Regionale diede a Zaia nel 2017 per chiedere l’attribuzione, tutte e subito, di 23 materie”. Ma “emerge un impianto ideologico che non convince, perché nega nei fatti la fondatezza del pronunciamento della Corte”, commenta la capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani. “Abbiamo profondo rispetto di Mario Bertolissi, ma qualsiasi confronto non può che partire da quanto sancito dalla Corte con la sentenza 192/2024 e dal suo ‘carattere profondamente demolitorio’ della legge 86. Affermazione questa, cui lo stesso professore fa richiamo proprio nel suo ricorso alla Consulta contro il referendum proposto. Se non viene colta la necessità di un ripensamento del modello di autonomia smontato dalla Corte, il Veneto è destinato a rimanere impigliato in un nulla di fatto per altri lunghi anni e ancorato ad un ruolo marginale”, dichiara Camani.

“La Costituzione riconosce pienamente il regionalismo e la differenziazione regionale. Anche quali meccanismi di possibile cambiamento, di superamento dei limiti del modello centralista e delle oggettive inefficienze amministrative di alcune zone del Paese. Ma questo percorso può essere fatto archiviando definitivamente la Legge Calderoli e riprendendo da capo la strada. Accontentarsi, invece, di applicare gli scampoli della legge Calderoli, che secondo la Corte è ‘incisa nella sua architettura essenziale’, e di cui resta ‘in vita un contenuto minimo’, per provare ad avere qualche competenza sulla Protezione civile, è sbagliato oltre che inutile”, conclude Camani.

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