Finanziamenti risicati, numero limitatissimo di beneficiari, nullo il coinvolgimento delle parti sociali. I provvedimenti per affrontare la non autosufficienza, secondo i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto, “continuano a essere del tutto inadeguati di fronte a necessità sempre maggiori legate in modo indissolubile all’invecchiamento della popolazione”. Il grido d’allarme di Spi, Fnp e Uilp riguarda in primo luogo la prestazione universale introdotta dal governo Meloni da gennaio. Un assegno mensile di 850 euro riservato ad over 80 con un livello di bisogno assistenziale gravissimo e un Isee entro 6.000 euro. In Veneto il beneficio riguarderebbe meno di 1.800 soggetti, lo 0,6% degli over 65 non autosufficienti. Non solo. I sindacati dei pensionati del Veneto chiedono lumi anche sul bando avviato a ottobre dalla Regione, con l’utilizzo di circa 60 milioni del fondo della programmazione regionale Fse Plus 2021-2027, destinati ad anziani non autosufficienti con Isee sociosanitario inferiore ai 40.000 euro e una valutazione Svama con punteggio di almeno 70 punti, circa 12.500 destinatari secondo la stessa Regione. Ma allo stato attuale, è la denuncia di Spi, Fnp e Uilp, non vi è stato confronto né ancora è stato comunicato l’esito del bando. A livello nazionale, spiegano Nicoletta Biancardi (Spi), Tina Cupani (Fnp) e Debora Rocco (Uilp), il governo non si è confrontato con i sindacati sui provvedimenti per gli anziani che quindi hanno chiesto un confronto permanente e ora restano in attesa di riscontri. A livello regionale, invece, c’è da capire l’esito del bando con i fondi europei avviato dalla Regione “anche per poter assistere quanti hanno i requisiti sia per la prestazione universale introdotta dal Governo, sia per l’iniziativa della Regione”.
Dal messaggio con cui l’Inps ha definito le modalità di richiesta della prestazione universale, è emerso che questa sostituisce eventuali prestazioni regionali o locali destinate alle persone non autosufficienti con gravissima disabilità: prestazione universale e contributo con i fondi Fse Plus, quindi, sarebbero incompatibili. I sindacati dei pensionati vogliono vederci chiaro e avere voce in capitolo sulla programmazione dei servizi socioassistenziali (domiciliari, territoriali, residenziali) e dunque sollecitano “quel tavolo di confronto specifico sulla non autosufficienza, che era stato ipotizzato ancora nel giugno scorso”. E intanto chiedono “azioni molto più incisive e risorse molto più cospicue per affrontare un problema, quello della non autosufficienza” che in Veneto mostra “registra numeri emblematici e allarmanti”. In Veneto si stima che vivano circa 330.000 over 65 non autosufficienti. Di fatto il 28% degli anziani, per lo più over 80, rientra in questa condizione. Situazione destinata a peggiorare con l’invecchiamento della popolazione. Secondo l’Istat, gli ultra 65enni veneti sono attualmente un milione e 167.759, il 24,4% della popolazione, ma fra 10 anni saranno a un miline 410.571, circa il 30% degli abitanti. E sui “grandi anziani”, i più interessati al problema della non autosufficienza, il trend è ancora più emblematico. I veneti fra gli 85 e gli 89 anni aumenteranno del 20,7%, quelli fra i 90 e i 94 anni del 33% e gli over 95 del 38%. “Di fronte a questi dati servirebbero interventi più ampi e incisivi- concludono Biancardi, Cupani e Rocco- se non si mettono in campo molte più risorse, gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie si sentiranno sempre più sole e abbandonate, nell’ambito di una condizione, quella appunto della non autosufficienza, definita da molti come la pandemia del nuovo millennio”.