Migliaia di cittadini provenienti da tutto il Veneto e anche dall’Alto Vicentino si sono riversati nelle strade di Verona per partecipare alla quinta manifestazione indetta dalla Cgil, insieme a una vasta rete di associazioni, comitati territoriali, partiti politici e altre realtà locali. Il corteo, che ha preso il via dalla stazione di Porta Nuova, ha attraversato il centro cittadino con un unico messaggio: difendere il diritto alla salute e fermare la privatizzazione crescente della sanità pubblica.
Durante il corteo, i partecipanti hanno scandito slogan in difesa di un sistema sanitario che garantisca accesso universale alle cure, sottolineando come la crescente dipendenza dal settore privato stia creando una sanità a due velocità. “Chi non può permettersi di pagare è costretto a rinunciare alle cure,” hanno spiegato i manifestanti, “un’ingiustizia che non possiamo più tollerare.”
Secondo i promotori dell’evento, la situazione della sanità in Veneto è emblematica di una crisi più ampia che riguarda l’intero paese. “Le lunghe liste d’attesa, la mancanza di personale e le risorse insufficienti stanno spingendo sempre più persone verso le strutture private,” ha spiegato un rappresentante di una delle associazioni partecipanti. “Se non si interviene subito, il diritto alla salute rischia di diventare un lusso per pochi.” E’ stata pubblicata stamattina, da Il Giornale di Vicenza, l’inchiesta sulla migrazione di infermieri che non ce la fanno più a sostenere un carico di lavoro, che li induce ad una vera e propria fuga dal “pubblica”. Nella sola Ulss 8, mancherebbero 250 infermieri.
I manifestanti hanno chiesto a gran voce un impegno concreto da parte delle istituzioni.
La manifestazione regionale in difesa della sanità pubblica, era organizzata dal comitato veneto della rete nazionale “La Via maestra” di cui fanno parte le strutture regionali della Cgil, Auser, Federconsumatori, Sunia, Co.Ve.Sap., Anpi, Libera, Legambiente, Arci, Acli, Associazione Proteo, Rete degli studenti medi. In prima linea Orianna Zaltron, che da anni nell’Alto Vicentino, lotta come una vera guerriera per sensibilizzare l’opinione pubblica sullo scenario drammatico che non risparmia la nostra Ulss 7, che non è messa meglio di altre aziende sanitarie. A Breganze e a Zuglian o sono stati falciati dall’oggi al domani due sportelli Ulss, la cui assenza sta adesso singolfando Thiene.
E per quanto riguarda le liste d’attesa, da una ricerca della Cgil Veneto e del Co.Ve.Sap, Coordinamento veneto sanità pubblica, risulta che nel 2023 il 70% dei cittadini che contattano il cup per prenotare una visita o una prestazione viene messo nelle liste d’attesa o di galleggiamento. Di questo 70% solo un terzo riceve poi effettivamente un appuntamento dal cup. Per quanto riguarda le liste d’attesa per gli interventi chirurgici, nonostante le numerose richieste, la Regione continua a non far pervenire alcun dato.
Tiziana Basso, Cgil Veneto: “Qui la salute rappresenta l’urgenza primaria”
“Per il nostro territorio – dichiara Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto – la salute rappresenta l’urgenza primaria, per via del progressivo definanziamento e peggioramento della qualità dei servizi ma anche per i pesanti carichi di lavoro a cui è sottoposto il personale sanitario, a cui si aggiungono le continue aggressioni. Ora, a fronte di questa situazione, la ricetta della Regione Veneta è quella di aumentare il numero di specialisti con incarichi di lavoro autonomo, con remunerazione di 100 euro all’ora. In questo modo ci sarà un ulteriore svilimento della professione, con medici che in pochi giorni prenderanno quanto un collega in un mese. Lo spostamento sul privato è evidente a tutti: in un anno i centri di medicina privati, spesso multinazionali, hanno addirittura raddoppiato il fatturato e questo non può non far riflettere e agire, partendo appunto dalla manifestazione di sabato”.
Co.Ve.Sap: “Molti sono costretti a pagare la prestazione o a rinunciare a curarsi”
“La carenza del personale e dei servizi – spiega Mariapina Rizzo, Co.Ve.Sap –ha prodotto il fenomeno delle lunghe liste d’attesa per fruire una prestazione sanitaria. Il risultato è che molti sono costretti a pagare la prestazione o a rinunciare a curarsi. Il Veneto, nel 2023, è la prima regione in Italia per spesa “out of pocket” per la sanità, mentre parallelamente, l’introito derivante dai ticket è calato di circa il 20%”.
di Redazione Alto VicentinOnline