Mosaici digitali, architetture mobili, materiali di recupero e visioni futuriste: Vicenza si racconta a Milano con la lingua dell’innovazione e le mani dell’artigianato.

Vicenza non arriva alla Milano Design Week in punta di piedi. Ci arriva decisa, con passo contemporaneo e radici antiche, con aziende che fanno del sapere artigiano una leva creativa per dialogare col futuro. Da Brera a Porta Venezia, passando per piazze iconiche come XXV Aprile e Beccaria, il design vicentino si mette in mostra, non solo per farsi vedere, ma per farsi ricordare. C’è Bisazza, ad esempio, con la sua opera “Tesserae – Pixels before pixels”, che gioca con il concetto di pixel e mosaico, mostrando come l’arte più antica della decorazione possa ancora raccontare il mondo digitale. Un dialogo inedito tra passato e presente, esaltato anche dal gigantesco dinosauro decorato del collettivo MechaRex, ironico, provocatorio, magnetico. E poi c’è chi il marmo lo rende leggero come un sogno: Carlo Dal Bianco firma “Super Marmo”, una collezione che trasforma l’eleganza millenaria delle lastre di pietra in trame delicate e poetiche.

Non mancano le sorprese più concettuali, come l’installazione “Separare per connettere” di Palladio Stone, che trasforma gli scarti della pietra vicentina in materia viva e pensante, parlando di sostenibilità con un’eleganza sobria e architettonica. La scena vicentina si muove anche a cielo aperto. In Piazza Beccaria, Dal Pozzo Group presenta L’Ottagono Lodge, uno spazio abitativo modulare pensato per adattarsi a ogni tipo di ambiente, reinterpretando il concetto stesso di casa. Non solo rifugio, ma organismo vivo e mutevole, progettato con materiali riciclati e visione sostenibile. Un’idea nata dalla collaborazione con blueArch, e realizzata come una scultura abitabile in mezzo alla città. A rendere tutto ancora più stratificato è la presenza di designer vicentini nei flagship store di brand internazionali. Matteo Cibic, ad esempio, affascina con la sua ironia sofisticata e multisensoriale, creando installazioni che sono viaggi nello stupore. Beatrice Gorliero, giovane artista contemporanea, sperimenta invece con luci e cellule artificiali, raccontando la materia organica con gli strumenti della tecnologia. Il design che arriva da Vicenza non è una tendenza: è un manifesto. Parla di bellezza, certo, ma anche di responsabilità. Usa la tecnica come poesia e l’estetica come leva per immaginare nuovi modi di vivere. A Milano, in questi giorni, è chiaro a tutti: il futuro ha il profumo delle terre venete, e si costruisce con chi sa ancora sporcare le mani di genio.

V.R.

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